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mer 13.07 2016

Cell

Dove

Cinema vari Piemonte
Torino, Torino

Quando

mercoledì 13 luglio 2016

Quanto

ing. vari

Il dilemma sulla bontà dei film tratti dai romanzi è irrisolto ed eterno, e probabilmente destinato a rimanere tale. Alcuni dei capolavori del cinema devono i propri natali ad altrettanti capolavori letterari. E dai romanzi di Stephen King sono nate leggende come Shining, Carrie, Misery non deve morire, Il miglio verde, Stand by me e Le ali della libertà.

shining

D’altronde ne sono uscite anche opere minori e meno convincenti, basti menzionare It: tanto deludente l’adattamento quanto indimenticabile e meraviglioso il libro. Questa volta, lo ammetto, il libro non l’ho letto. E, forse proprio per questo, sul film fatico a esprimermi. Probabilmente lo leggerò.
Innanzitutto perché, da La zona morta in poi, ho adorato Stephen King. E poi perché Cell lascia con una serie di domande senza risposta. Perché è permeato di angoscia e disperazione. Cosa che di rado accade nei suoi racconti. Mancano appunto quel barlume o quella chiave che ti fanno comprendere, immedesimare e, perché no, sperare. E chiunque apprezzi Stephen King un po’ fa l’abitudine a una qualche forma di redenzione. La recitazione, almeno quella dei personaggi principali e con il beneficio del doppiaggio, è ineccepibile. Samuel L. Jackson é talmente straordinario che lascerebbe senza fiato anche in uno spot dei biscotti. John Cusack, a parte la faccia un po’ plastificata, è convincente, come sempre.

Il ragazzino appassionato di letteratura cyber è autentico e coraggioso, e non si può non esserne conquistati. La teenager anestetizzata affascina, pur essendo una delle fonti principali dei dubbi irrisolti. Ovviamente, nulla di ciò che sta accadendo in questi giorni può aver avuto influito sulla stesura della sceneggiatura e ancor meno del libro (2006). Eppure è impossibile non pensare ai recenti fatti di Parigi e di Orlando, di Istanbul e di Tel Aviv, alla diatriba sul gun control e anche alla Brexit, con i giovani che accusano gli anziani di aver deciso un futuro che non vivranno. Certo, la lotta tra bene e male, tra vecchio e nuovo, tra progresso e tradizione, è sempre in corso. E probabilmente il film avrebbe avuto lo stesso devastante e attualissimo impatto all’epoca di un qualsivoglia sterminio. E la storia dell’umanità ne è tristemente ricca. Eppure il senso di impotenza, il desiderio di unirsi a qualcuno nell’avversità, la caccia disperata a un rifugio sicuro, il timore di non sapere mai fino in fondo di chi ci si può fidare, il rifiuto di uniformarsi, la ricerca spasmodica di una spiegazione razionale, sembrano disegnati proprio su di noi, oggi, adesso. E sorge, insidioso, un dubbio, in un mondo in cui l’ordine è totalmente sovvertito, quali regole valgono ancora? Senza aver letto il libro, mi sento di descrivere il film come un’apocalittica parata di zombie, che ricordano le coreografie degli uccelli di Hitchcock, un Matrix senza la possibilità di scegliere tra la pillola rossa e quella blu, senza Neo né Morpheus. Un Terminator che si evolve e si incattivisce a un ritmo spaventoso e che non lascia scampo. Con una menzione speciale alla fotografia, che ci riporta come per magia ai magnifici paesaggi del New England, silenziosi protagonisti dei romanzi di Stephen King. E un flashback, che forse pochi apprezzeranno, a com’era la vita ai tempi delle cabine telefoniche e dei jukebox.

Scritto da M. P.