Cinque generazioni in ottocento metri quadri, centocinquant’anni d’arte appesi a settecentesche pareti: all’incipit dell’autunno la famiglia Brueghel si presenta nelle Sale delle Arti della Venaria Reale per rivelare i suoi già noti capolavori. La dinastia fiamminga dei più volte definiti “interpreti dello splendore del Seicento” è il cuore della rivoluzione realista che travolge l’Europa a cavallo tra il XVI e XVII secolo. Ispirandosi al genio del capostipite Pieter Bruegel il Vecchio, i figli portano la tecnica pittorica un passo avanti in molteplici direzioni: da un lato Pieter il Giovane, più vicino al modello paterno, e i suoi paesaggi rurali e di vita campestre per i facoltosi committenti di Anversa e Bruxelles – si ricordano le opere pittoriche quali la Danza nuziale all’aperto (1610) o Paesaggio invernale con trappola per uccelli (1601); dall’altro Jan il Vecchio, detto dei Velluti per le tonalità vellutate e perfezione pittorica in opere quali Viaggiatori con carri su una strada di campagna (1610). Invitati al ballo da Arthemisia Group, coordinati nei passi da Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider, anche le generazioni più giovani partecipano alle danze: esposte le Tre grazie (1635) di Jan Bruegel il Giovane insieme a Frans Wounters, e ancora Natura morta con paesaggio esotico (1670), soggetto prediletto dal pronipote del capostipite, Abraham.
Nelle sale della Reggia, recentemente sottoposte a un intervento di recupero e consolidamento architettonico, Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga apre il sipario a una rappresentazione del passato tanto autentica quanto il marchio di eccellenza che la immortala.