Dieci anni di vita effettivamente vissuta, per un utopia sono molti. Utopia perché organizzare un festival di elettronica in un piccolo paese dell’Umbria non è impresa da tutti i giorni né alla portata di tutti. Soprattutto se i nomi non sono quelli che fanno partire le carovane sull’autostrada a mo’ di Campovolo, ma sono scelti per la qualità delle loro produzioni e il loro valore dal vivo. Dieci anni sono tanti, ma speriamo che ce ne siano almeno altrettanti, perché del Dancity abbiamo imparato ad apprezzare tutto: Foligno e il suo centro storico, l’idea di un festival fatto a piedi o con le navette messe a disposizione dall’organizzazione, la line up con orari umani che permette di guardarsi attorno, il cibo, che non guasta mai. Cosa vedere quest’anno? Presto detto: a) I mostri sacri: il collettivo Underground Resistance con il progetto full band “Timeline”, Jeff Mills e il compositore Craig Leon; b) I nomi nuovi: Holly Herndon, Mumdance, Powell, Lena Willikens, Objekt; c) Gli italiani, gruppo quest’anno nutrito più che mai che si bilancia anche qui tra vecchie e nuove leve: Lory D, Gigi Masin, Voices From The Lake, Nick Anthony Simoncino, Morkebla, Petit Singe (Haunter Records), Not Waving (il nuovo progetto di Alessio Natalizia), Plants Army Revolver, Valerio Cosi, Tempelhof. Due le novità di quest’anno, entrambe legate alle location: la prima è che sia venerdì che sabato ci si dividerà tra il centro (Palazzo Trinci e Auditorium San Domenico) e il club Serendipity, la seconda è che la domenica ci si sposterà in una cantina a Montefalco dal pomeriggio, per un ultima giornata dai suoni jazz-funk-soul patrocinata dalla Red Bull Academy con Jolly Mare, Soul Clap e il maestro Roy Ayers. Dieci volte “Evviva!”