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mar 21.02 2017 – dom 18.06 2017

Keith Haring - "About Art"

Dove

Palazzo Reale di Milano
Piazza Duomo 12, 20122 Milano

Quando

martedì 21 febbraio 2017 – domenica 18 giugno 2017

Quanto

€ 12/10

«Io non sono un inizio, non sono una fine. Sono un anello di una catena. La robustezza della catena dipende dai miei stessi contributi, cosi come dai contributi di quelli che vengono prima e dopo di me». (K. Haring)

Quando si tratta di guardare una mostra di un artista noto, storicizzato e assunto all’interno del nostro background culturale, si tende a considerare scontato ciò che andrebbe ri-considerato. Zero, solitamente, si interessa a ciò che accade quotidianamente in città attraverso tendenze più giovani, fresche e, spesso, ritenute di sottocultura. Una premessa che, rispetto a “Keith Haring”, resta valida. Poiché non si tratta del “solito” maestro che già si conosce, ma di un giovane esploratore, attuale in quel periodo storico in cui ha – seppur brevemente – lasciato un segno profondo. È in questa chiave che si comprende anche il titolo, solo apparentemente generico: Keith Haring. About Art. L’arte è protagonista sotto due aspetti ben visibili: il primo riguarda i chiari rimandi e citazioni che l’artista americano ha sviluppato nei confronti del mondo dell’arte contemporanea, moderna e antica, etnica, pop, e verso sottoculture di generi diversi, dalla musica hip hop, al mondo underground dei locali newyorkesi, a quello della pubblicità e moda per toccare tematiche quali la famiglia, la società, le tecnologie, i viaggi, l’hiv, l’infanzia, i mostri, gli amici, la morte, l’omosessualità, la città, la gente, la moda, le droghe. E poi c’è un aspetto chiave che si assorbe una volta usciti da Palazzo Reale: sono pochi i pittori contemporanei che, all’inizio del proprio percorso lavorativo, non abbiano guardato ad Haring. Le scritte, la cultura underground e la musica, appunto, il design e la maniera infantile di approcciarsi al mondo; la produzione che sorpassa qualunque tipologia di supporto – pvc, muri, oggetti, sculture, tele, tessuti, pellami. Insomma Haring rappresenta quel periodo, può apparire esteticamente datato ed è chiuso nei suoi anni. E questo è tangibile dalle forme, dai soggetti e colori che si assimilano sala dopo sala. Ma Haring è stato un pioniere curioso, che ha lasciato tracce, appunto. Le stesse che non riusciva ad abbandonare all’interno di ogni opera: alcune, spezzettate e geometriche indicano mondi densi di concetti; altre sono libere, non si controllano. Come la gigantesca, infernale e caotica Untitled 1980, dove l’artista rappresenta mali e dolori della società, che ha falciato sogni e speranze di amici e il progetto di un futuro; o quel peculiare San Sebastiano trafitto da aerei – che in mostra viene ingenuamente descritto come “profetico” – perché Haring aveva il terrore del “male”, delle nuove tecnologie e delle cattive abitudini del potere. Keith Haring. About Art è una mostra densa che svela un artista complesso, energico e metodico nel lavoro. Non è l’Haring solamente pop e apparentemente gioioso secondo lettura tradizionale, ma è un soggetto complesso e frenetico con l’ossessione di trasmettere un immaginario simbolico ridondante. Un contesto influenzato da tanta storia dell’arte, e i richiami in mostra ad artisti come Dubuffet, Klee o Pollock sono esemplari in questo senso. La maggior parte non sono necessari, soprattutto se estremizzati come il confronto tra la prima opera in mostra e l’uomo vitruviano, ironico e azzardato, ma chiarificatori.
E poi produzioni che rimangono, impossibili da ignorare, come Untitled 1984: un’opera composta da 20 pannelli dipinti (260×140) che immergono lo spettatore nella NY criptica e vivace che Haring dipingeva. Una sala buia, dove l’opera gira tutto intorno che, da sola, vale la mostra.

Scritto da Rossella Farinotti