Quando l’identità è in bilico tra le radici della famiglia d’origine e il luogo in cui si è nati, l’appartenenza a quel luogo è ancora più difficile da comprendere e assorbire. Soprattutto se queste radici si trovano quasi agli antipodi – culturali e geografici – come nel caso di Gregory Bae (Salt Lake City, 1987) americano di prima generazione, ma sud-coreano di famiglia. È stato durante una residenza a Seoul nel 2015 che Gregory, una notte mentre camminava insonne per la città, guardando un tramonto ha realizzato che in fondo “siamo tutti sotto lo stesso cielo. E camminiamo sullo stesso globo”, ha iniziato a lavorare su un corpo di lavoro che potesse unire le sue ricerche filosofico/matematiche/fisiche a degli oggetti d’uso quotidiano per dimostrare il suo punto di vista. E Federico Luger ospita questa ricerca per la prima volta fuori dagli Stati Uniti: 45° 28′ 0″ N, 9° 11′ 0 E è infatti la prima personale europea di Bae che, dopo Chicago, New York, Cleveland e Seoul, porta in Italia la sua poetica con la mediazione di Rossella Farinotti e l’approccio del gallerista milanese.
Inaugurazione 2 febbraio h. 18:30-21:00