È il 1965 e tra le mura del fiorentino Palazzo Strozzi quattordici progettisti tra cui Gellner, Sottsass e altri nomi oggi altisonanti propongono spezzoni di vita quotidiana -presente, per loro, eppur sapientemente visionaria, proiettata verso un futuro che sembra ancora arrivarci chiaro, contemporaneo. Riguardando oggi quella pellicola snodarsi, rigirarsi e sobbalzare tra gli angoli del Palazzo, difficile non premere pausa e soffermarsi, con aria interrogativa, all’Ambiente arredato per il Pranzo di Achille e Pier Giacomo Castiglioni. Spoglio di riferimenti a classi sociali, eppur non spoglio di oggetti; umile e anonimo, eppur completo, assoluto. Frammenti rappresentativi di un pensiero sull’arredamento volto a intensificare la “domesticità” del luogo, l’accostamento degli oggetti dei fratelli Castiglioni sembra ancora oggi svelarci nuovi segreti: la libertà di essere e vivere il proprio ambiente domestico. Questa stessa libertà è trapiantata oggi, attraverso un’attenta ricostruzione filologica, nella Fondazione omonima, in Piazza Castello a Milano. L’“Ambiente arredato per il Pranzo” della mostra “La casa abitata” è curato da Beppe Finessi, progetto grafico di Italo Lupi e progetto di allestimento di Marco Marzini. Atto II, l’allestimento è parte di un progetto triennale (2016-2018) che continuerà a far parlare i suoi autori, liberi quindi di essere immortali.