L’anno prossimo sono quarant’anni e ancora danno le piste a chiunque, qualsiasi giorno della settimana. Sono passati attraverso praticamente ogni genere, stile o suono esistenti, plasmando a proprio piacimento fino all’ultima delle diramazioni dello scibile musicale, spesso trasfigurandone l’essenza in maniera brutale (vedi la colonna sonora de “Il silenzio degli innocenti”, vedi la serie “Read & burn” ancora ben lontana dalla conclusione); la loro discografia basterebbe a nutrire la fantasia di legioni di ascoltatori per dieci vite e oltre. Potrebbero essere i nostri nonni (da un punto di vista formativo in molti sensi sono stati molto meglio della cosa vera) ma sopra le assi di un palcoscenico sanno essere implacabili come manco il più efferato dei boia. Una cosa è certa: di gruppi come i Wire ne nasce uno ogni millennio a esser larghi.