L’anno scorso avevamo predetto cose straordinarie per l’installazione di COS al cinema Arti, perché aveva chiamato a collaborare il mitico Sou Fujimoto, uno dei più bravi e stupefacenti architetti viventi, per Forest of Light. La delusione fu cocente, era uno scatolone nero un po’ zozzo attraversato da banalissimi fasci di luce, una roba da teatro di provincia. A questo punto siamo curiosi, vogliamo capire se quest’anno COS si riprende o se scazza di nuovo facendo fare qualche poracciata anche a Studio Swine (formato dall’architetto giapponese Azusa Murakami e dall’artista inglese Alexander Groves). Per ora come al solito il progetto è circondato dal mistero: si parla di sculture evanescenti, materia in metamorfosi. Li aspettiamo al varco.