Nella trappola di Void è facile cadere in quei giovedì in cui si aspetta con impazienza il weekend. Le premesse sono sempre pacifiche: una partita sul maxischermo al Super Nintendo in Room 2, al massimo un bicchierino del Sakè Enter (quello di Richie Hawtin) al Void Sake Bar e poi i giusti quattro salti per digerire. Puntualmente però arriva il canto delle sirene tentatrici sotto forma di trivelle techno azionate da Richey V e Sofia, i due dj resident della Room 1, mentre arrivano alla spicciolata le milizie dei 140 bpm. L’ultima volta che ci andai in loro supporto c’era anche ZØE, sbarazzina nuova leva di Drumcode, che dai miei ricordi ha fatto i buchi per terra. È un attimo quindi che il budget risparmiato con la free entry viene puntualmente reinvestito in drink a base di sakè e rarissimo gin nero. Nero come i buchi che ho del prosieguo di quella serata e come gli occhiali che indossavo all’appuntamento di lavoro venerdì mattina. Maledetto Void, mi freghi sempre.