Il rito iniziatico di P A S S E D era avvenuto lo scorso anno, qui a Roma, in occasione dell’ultima edizione di Thalassa – quella rinominata Ongapalooza. Una congiunzione propizia, tanto che il live era stato tra i più sorprendenti dell’edizione, che pur annoverava tanti nomi “di culto” passati attraverso lo scouting sempre attento di Boring Machines. L’uomo solo al comando è Tommaso Risto: liberatorio, fisico eppure trascendentale, il cerimoniale di P A S S E D è una transizione verso nuovi stati di coscienza, una dimensione temporale dilatata e surreale che conduce al cambiamento. Strati di percussioni, mantra e droni in cui il suono si fa ipnotico e ancestrale, echi di riti primordiali, reiterati e stratificati, che trasformano il passato in rinascita. Se andate su Youtube e cercate l’edit di Ecstasy, tratto da Illuminant/Glory – 12” d’esordio licenziato lo scorso anno dalla label veneta – trovate la quadratura del cerchio tra la potenza del live e l’essenza occulta del progetto: un cut-up di tre documentari in bianco e nero girati negli anni ’40 e ’50 (da Maya Deren, John K. Marshall e dal team composto da Jean Rouch, Pierre Ponty e Jean Sauvy) tra Africa e Haiti; cerimonie voodoo dentro cui vi ritroverete non appena Tommaso Risto inizierà a percuotere pelli e campionare voce e synth sul palco del Fanfulla.