Città satellite senza abitanti, osservatori astronomici in mezzo al deserto, villaggi turistici “spaziali”: è da qui, da un libro fotografico di costruzioni utopiche sovietiche, che nasce Futura. Un concept album su quella porzione di tempo che deve ancora arrivare, o meglio, su ciò che il futuro rappresenta nell’immaginario collettivo ora che la rivoluzione digitale ha destabilizzato ogni tipo di relazione, o meglio (peggio) ancora, sulla «lenta cancellazione del futuro» raccontata dal recentemente scomparso Mark Fisher. Dopo cinque anni dall’ultimo Vagabond, Luca Massolin riemenrge (finalmente) col suo progetto che ha ancora sullo sfondo la necessità di ristabilire un contatto con la natura, un suono contaminato, elettronico e psichedelico in cui natura e cemento convivono armoniosamente. Sample di dischi anni’90, il rock tedesco sperimentale degli anni 70 (quello lì, il krautrock), echi del BBC Radiophonic Workshop e citazioni minimaliste dentro a un lavoro che guarda al futuro ma col baricentro ben piantato nel Mediterraneo: Futura sarà una delle prime uscite della nuova serie Grandangolo, licenziata da Cinedelic e curata da Donato Epiro. Che già promette benissimo