Interferenze è stato uno dei festival italiani più interessanti degli anni Duemila: era stanziato nell’entroterra irpino, si basava su ricerca e programmi di residenza ed era focalizzato intorno al concetto di “ruralità 2.0”, ovvero al riappropriarsi degli aspetti più sanguigni della terra, senza però dover rinunciare alle nuove tecnologie e alle loro possibilità. Sapere, quindi, che questa mostra sia sta prodotta dall’Ambasciata del Cile a Roma e da Interferenze può far dormire sogni tranquilli. E infatti i risultati meritano: un’esplorazione sonora del Cile affidata a cinque artisti che porta dal deserto di Atacama alla Patagonia, passando per il fiume Mapocho. Combinazioni di installazioni e field recording, per un viaggio dall’altra parte del Mondo, da fare a occhi chiusi. O quasi.
Scritto da Tony Davèro