C’è chi non li ha mai visti di buon occhio perché troppo protesi a inseguire il trend del momento: quando nel Regno Unito andava forte il dark/gothic loro se ne uscivano col debutto Dreamtime e successivamente con Love (che, ci piaccia o meno, resta una pietra miliare di “quegli” ‘80); quando negli States andava forte l’hard rock loro ripiegavano sull’aiuto di Rick Rubin (reduce dalla produzione di Reign In Blood degli Slayer) per conferire un suono più incazzato al terzo Electric e poi passare oltre con la conquista delle arene grazie a Sonic Temple. Quando in UK c’erano gli Happy Mondays e in America il grunge, loro si accorciavano la zazzera ammantandosi di orrendi abiti extra-loose fit (in questa veste li ricordo di spalla ai Metallica, nel ’93). Che dire, a me il culto di Astbury e Duffy non è mai stato indifferente. L’ultimo Hidden City, il cui tour non sembra arrivare mai alla coda, sembra voler dire che i Cult, dopo più di trent’anni, qualcosa da dire forse ce l’hanno ancora. Mal che vada, in scaletta trovi sempre Rain, She Sells Sanctuary e gli altri classiconi.