Il compositore e percussionista jazz Sarathy Korwar è stato l’autore di uno dei miei dischi preferiti dell’anno scorso: Day to Day, un mix di suoni africani e indiani su composizioni jazz astrali alla Alice Coltrane che inizialmente mi suonava semplicemente come un gran sviaggio psichedelico tra ritmi ancestrali ed espansioni elettroniche – e che viaggio! Solo dopo vari ascolti ho scoperto che la profondità delle composizioni/improvvisazioni dell’album proviene dallo studio della musica e cultura del popolo indiano dei Siddi: discendenti da immigrati africani, che conservano tradizioni poliritmiche, e persino frammenti di cantato in lingua Swahili. Una ricerca che solo un apolide come Sarathy – nato negli Stati Uniti, cresciuto in India e ora residente a Londra – poteva far fiorire in maniera così fluida e naturale. Più che di fronte a una psichedelia sviaggiosa, stasera ci troveremo in mezzo a viaggi e migrazioni senza confini ben rappresentati dal cosmic jazz concretamente spirituale e totalizzante di Korwar.