Due band con una visione “open mind” e verrebbe da dire “concettuale” del metal. Non sono gli unici, certo, ma negli ultimi anni Anathema e Alcest hanno contribuito in maniera piuttosto significativa ad allargare gli orizzonti del genere, traghettando il metal verso altri lidi. I primi, di Liverpool, sono passati dall’ibrido death-doom degli esordi alla psichedelia oscura del recente The Optimist, ora barocca ora minimale. I secondi, francesi con lo sguardo rivolto a Oriente, riescono a far convivere black metal e shoegaze nei solchi di progressioni strumentali ad alto tasso emotivo, in maniera conturbante e convincente anche nell’ultimo disco Kodama. La coppia Douglas/Cavanagh dice di essersi ispirata molto a David Lynch nel comporre l’ultimo album targato Anathema; mentre la poetica di Neige, demiurgo degli Alcest, sembra guardare da sempre all’opera cinematografica di Miyazaki. Prenotate un posto in sala all’Alcatraz per l’unica “proiezione” italiana di questo colossal visionario e catartico.