Ho ancora nelle orecchie quel pezzo da videogame a pochi bit che si dissolve mentre mi avvicino all’uscita del club e ritrovo le solite facce amiche, più belle che mai, illuminate dal colore indefinito dell’alba.
Se davvero è ciò che ho sognato stanotte, devo aver sviluppato una strana forma onirica predittiva che ricompare puntualmente ogni volta che il conto alla rovescia verso il prossimo Timeshift si avvicina alla conclusione. Nitide ma non troppo, con quei cambi a velocità supersonica e quel senso di perenne salto nel vuoto, sono le sequenze in cui il condottiero Umwelt mi trascina al di fuori del mio corpo. Poi il black-out quindi un morbido atterraggio, abbracciato alle note malinconiche di uno dei pezzi di “Days Of Dissent”, quel doppio LP capolavoro che metto sul giradischi quando sento il bisogno di tremare. E pazienza se conservo solo qualche frammento del live dei Boston 168 e una serie di flash di me che prendo un paio di shot e scambio un disco con D-Leria: il più nerd tra i regaz saprà di sicuro come sono andate le cose, tanto non sta nella pelle ogni volta che viene ad ascoltare certa roba.
Suona la sveglia. È già successo o deve ancora iniziare? Sudo e son confuso. Dovrei smetterla eppure è così che mi piace trascorrere le vigilie. Andateci piano voi, se ci riuscite. Di questo nuovo Timeshift al Kindergarten io non riesco davvero a fare a meno.