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mar 12.12 2017

Simon Reynolds: Talk on Glam Rock and beyond

Dove

GALLLERIAPIÙ
Via del Porto 48 a/b, 40122 Bologna

Quando

martedì 12 dicembre 2017
H 19:00

Quanto

free

E niente…Simon Reynolds a Bologna per presentare il suo libro “Polvere di stelle: il glam rock dalle origini ai giorni nostri”.
Zero mi fa: perché non butti giù due righe? Ok, però quando si parla di persone tipo Simon Reynolds non è che sia facilissimo. La gente si divide in quelli che sono anni che si preparano e sanno già tutto (e quindi è inutile spiegare) e quelli che non hanno mai letto niente di suo e che, forse, manco lo hanno mai sentito nominare (e quindi come spieghi tutto quanto in venti righe?).
Io rientro nella seconda categoria. Però aspetta: c’è ‘sto tipo, Riccardo Balli (aka Dj Balli), che ha appena stampato una cassetta di gabber-futurismo e che nell’esposizione di tale concept si era dichiarato debitore di Reynolds. Poi mi accorgo anche che proprio lui introdurrà il nostro in Gallleriapiù, quindi mi decido a sentirlo. Ma, guardacaso, anche a lui Zero ha chiesto di scrivere qualcosa. Allora, dovendo proprio inventarsi della roba, inventiamo assieme!

Reynolds studia ad Oxford, contributor per Mojo, Spin (dove è anche senior editor), The Wire, The Guardian, Pitchfork e Rolling Stones, inventa il termine post-rock e scrive una cosa come otto libri riguardanti rapporti di genere nel Rock’n’Roll, la storia della rave culture anni novanta, il post-punk, la nostra continua nostalgia per il passato e ora il glam rock, sempre in bilico tra critica musicale e critica culturale pesa. Questa era facile. Solo che adesso come continuiamo? Precisamente la domanda è: com’è arrivato al glam rock partendo da tutto il resto?
Dj Balli per aggirare il problema mi suggerisce di parlare di di pornografia. Ma che c’entra Simon Reynolds con la pornografia? Insiste segnalando che l’approccio di Reynolds alla musica e ai suoi oggetti di studio non può che definirsi pornografico. Forse il primo ad aver applicato un’attitudine “gonzo” (presa a prestito da un certo Hunter S. Thompson – per l’occasione faremo finta che Lester Bangs non sia mai esistito) alla ricerca musicale, Reynolds entra con tutte le scarpe nelle scene di cui parla. Non sta a casa ad ascoltare musica, ma ci marcia dentro e ci racconta in modo esteso e completo cosa succede e come succede: dove si trova, che gente c’è, come ci si sente, che droghe si possono trovare, qual è il volume etc. Il tutto però viene fatto in modo assolutamente chirurgico, freddo, scientifico e ponderato, senza mai scendere nell’autocompiacimento di colui che è al centro della scena e, al contempo, calando il tutto in un vero e proprio contesto.
Qualcuno (incluso Reynolds) ha parlato di osservazione partecipante e di approccio etnografico, ma parlare di pornografia è più adatto quando, avendo a che fare con la musica, c’è la voglia di entrare e approfondire per consumare.

Mi stacco da Balli.
Per fingere di unire i puntini potrei parlarvi di viaggi nello spaziotempo. Che c’entra Simon Reynolds con i viaggi nello spaziotempo? Boh, forse niente. Se però volessi inventarmelo vi direi che entrare nei libri di Reynolds significa spesso entrare in interminabili riflessioni sul tempo, sul senso del tempo e sul passato come fantasma che ritorna per sempre sempre sempre sempre sempre confondendo, per l’appunto, lo spazio e il tempo stessi, l’oggi, il domani e lo ieri. A partire dalla teoria dell’hauntology (presa a prestito da un certo Jacques Derrida) che vede il passato come revenant, essere né vivo né morto, che ci tormenta con l’eterno ritorno dell’identico, possiamo dire che il tempo è sempre stato lo stesso e che siamo sempre stati noi e tali resteremo per sempre e abbiamo sempre cercato le stesse cose e QUINDI – e qui mi salta fuori di nuovo dj Balli in aiuto – arrivare alla teoria dell’Hardcore Continuum (per gli amici ‘nuum) in cui musiche che attraversano le epoche per due decadi sono fondamentalmente la stessa cosa: dalla hardstep alla grime, dalla jungle alla gabber e alla bassline, una sottotribù futuristica di sottoscienziati effettua una ricerca verso un punto comune per oltre vent’anni aperta a negoziare significati e condizioni della propria festa ed esperienza tra il ballo e la convulsione, tra il beat spezzato e imprevedibile e quello marziale e sempre uguale.

Ricapitolando, ora abbiamo la pornografia, i viaggi nello spaziotempo e Simon Reynolds con il suo ultimo libro sul glam rock. Improvvisamente tutto torna. Ziggy Stardust and the spiders from mars esce poco dopo l’atterraggio dell’Apollo 11 sulla Luna aprendo al contempo l’era del glam rock caratterizzata da riferimenti sessuali aperti e apertamente ambigui (che porteranno gli artisti persino a suonare alle feste per scambisti e agli incontri di coppie) e la nostra contemporanea attitudine a pensare e ripensare al futuro e alle nuove età dell’oro. I rapporti di genere verranno discussi ampiamente e dai postumi della cultura hippy, di cui in parte il glam si nutrirà, arriverà una nuova fase di consumo estremo di stupefacenti, vizietti ed eccessi di vario genere. Tutti, contemporaneamente.

Insomma per completare il grande disegno ora sembra ovvio che un universo come il glam, che contiene tutto ciò che fa parte della galassia Simon Reynolds (aka retromania, drug culture, politiche di genere, gonzo journalism e discussioni sulla cultura che cambia e il tempo che invece resta fermo), doveva per forza essere il prossimo scacco. Ma in fondo io e il Balli ce lo stiamo solo inventando. Meglio se andate direttamente in Gallleriapiù e ve lo fate raccontare direttamente da lui.

Scritto da Dj Balli & Simona Rinaldi