Come nella migliore tradizione delle etichette indipendenti, quando un gruppo o un disco hanno il marchio Maple Death Records sappiamo di poterci fidare. Dalle montagne fra Trento e Verona, i quattro Hallelujah! entrano a far parte della grande famiglia della label di Jonathan Clancy nel 2015 con l’esordio omonimo: un cazzotto noise punk distorto e deviato, eppure perfettamente assestato. Roba da far proseliti tra chi, sul comodino, custodisce gelosamente santini di Oblivians e Germs, per cultori indefessi delle beneamate In The Red e Amphetamine Reptile Records, o per chi non ha ancora dimenticato quella volta che i Destruction Unit ci spaccarono le orecchie al DalVerme. Al solito, il grado di parentela con altre band Maple Death (da Stromboli a Krano, dagli Havah ai Dead Horses) o con le ottime frequentazioni “in studio” (i nostri Holiday Inn) non è data tanto – o comunque non solo – dall’affinità sonora, quanto dalla bizzarria dei personaggi coinvolti. Stasera, per i timpani più delicati, consigliamo di portare i tappi: Hallelujah!