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Come sarà Fruit Exhibition 2017

La mostra-mercato dedicata all'editoria indipendente torna dal 27 al 29 gennaio Palazzo Re Enzo. Christian Battiferro ci ha raccontato qualcosa in più

Scritto da Salvatore Papa il 24 gennaio 2017

Nato dall’esigenza di dare spazio all’editoria indipendente, Fruit Exhibition – Art Publishing Fair torna per la sua quinta edizione in occasione di ART CITY. Dal 27 al 29 gennaio Palazzo Re Enzo ospiterà il ricchissimo market internazionale – sono più di 100 gli espositori per questa edizione – con il meglio del settore al quale il festival ci ha abituati.
Torna anche – per il secondo anno – la rassegna video Publishing Stories sull’editoria indipendente e le arti grafiche, che quest’anno regalerà al pubblico l’anteprima mondiale del documentario “Graphic Means” sulle tecniche usate nella grafica prima dell’avvento del computer.

Due le novità di questa quinta edizione: la sezione Fruitography – dedicata alla fotografia – e uno spazio dedicato al game design e alla realtà virtuale, dove verranno esplorate le possibilità creative e di formazione in questo campo.
Incontri, mostre e approfondimenti formano un ricco calendario di eventi tra i quali una serie di showcase a cura dell’etichetta indipendente Labellascheggia (venerdì 27) – che proporrà al pubblico tre performance audio con proiezioni della progettazione e lavorazione dell’artwork dei relativi dischi – e il party Night Juice organizzato da PeacockLab in occasione della White Art Night.

Dalla stampa tradizionale alle nuove forme di editoria digitale, il festival propone incontri sulle nuove strategie di produzione e distribuzione indipendente (sabato 28 gennaio) come “Prima o mai” curato dalla Fondazione Fitstic e “Go Indie Go!”, laboratori come “Riot Poster” a cura di Officina Typo e il workshop di calligrafia giapponese. E ancora, all’interno del palazzo, le mostre “Quilìlà” realizzata dagli studenti della facoltà di Design di Bolzano e “Pssst Pssst” di Chiara Camoni e presentazioni di progetti indipendenti come “Immorefugee – The Magazine”.
Le mostre off site come YES YES YES ALTERNATIVE PRESS in Biblioteca Salaborsa (già inaugurata e visitabile fino al 4 febbraio) e “You Say Light, I Think Shadow” di Aleksandra Stratimivoric e Sandra Praun a Dynamo (visitabile fino al 19 febbraio) arricchiscono, infine, il programma del festival e degli appuntamenti di ART CITY.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO

Abbiamo intervistato uno dei suoi fondatori, Christian Battiferro, per saperne di più.

Com’è nato Fruit e perché?
Fruit nasce dall’esigenza di dare spazio all’editoria indipendente ed in generale alla possibilità di progettare, produrre e distribuire progetti editoriali in modo diverso. Nasce come vetrina, mostra-mercato, spazio di incontro e confronto sulle abilità, conoscenze e proposte fuori dai circuiti industriali e dalle grosse catene di distribuzione editoriale.
Fruit ha, inoltre, l’obiettivo di avvicinare il pubblico generico al mondo dell’arte contemporanea nei suoi vari percorsi editoriali, sia tramite i formati tradizionali che tramite la combinazione di nuovi trend digitali, attraverso iniziative di indagine teorica e formazione pratica.

Com’è messa l’editoria indipendente a Bologna?
È un settore vivace e fertile, che riesce, inoltre, a creare un ponte con altre arti. A volte si assiste a presentazioni di testi che uniscono l’aspetto performativo anche attraverso la multimedialità. Piace molto veder lavorare in questa direzione perché dimostra la volontà di superare chiusure in sterili nicchie e categorie prestabilite. Ogni iniziativa di questo tipo dà nuova linfa vitale all’editoria indipendente e aiuta a portarla “fuori”, a farla conoscere.

Qual è la funzione dell’editoria creativa?
Una delle tante è dare voce a chi si sente, sia come fruitore che come autore, in qualche modo intrappolato all’interno di etichette e categorie, a chi ha l’impressione che i format e formati dell’editoria siano limitati e limitanti.
Una delle funzioni è allargare gli orizzonti, le possibilità, la fantasia e non rimanere ancorati a schemi produttivi e distributivi che oggi risultano sempre più inefficaci e prevedibili.

Cosa significa essere “indipendenti”?
Significa essere professionisti, conoscere perfettamente il proprio lavoro, ma non per questo piegarsi a delle logiche puramente di mercato imposte o auto-imposte. Significa essere liberi di sperimentare, di esprimersi, con coscienza e coraggio, sapendo da dove si parte e dove si vuole arrivare ma sempre in modo libero e, appunto, indipendente. L’indipendente cerca di conquistare il mercato in modo originale, intelligente, creativo.

Un “indipendente” può avere anche un successo commerciale? E come potrebbe riuscirci?
Oggi avere successo è il frutto di un processo complesso che prevede un’ottima conoscenza della produzione, comunicazione e distribuzione editoriale. Un indipendente deve saper gestire tutte queste fasi. Il prodotto può essere ottimo ma non basta per determinare un successo. Fruit nasce anche per sviluppare questo tipo di consapevolezza, per supportare, formare e dare spazio ai progetti indipendenti con laboratori, mostre e incontri, ma anche per riflettere su come queste esperienze si possono evolvere.

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Ma la gente compra?
Sì. Forse oggi, mediamente, non si spende più tantissimo per un singolo libro o per una stampa, ma è importante che l’editore trovi una formula personale per proporre le proprie pubblicazioni. Vengono venduti prodotti originali, non particolarmente costosi ma di qualità e al contempo non troppo sofisticati cioè in grado di arrivare facilmente al pubblico.


Qual è la cosa più antipatica nell’organizzare un festival come il vostro? E quella più divertente?

Sicuramente gli imprevisti e i ritardi non sono simpatici. Spesso si lavora per dei mesi ad una mostra, ad un talk o ad un workshop e poi all’improvviso, a causa di un imprevisto, salta tutto. Anche lavorare sempre sul filo del rasoio è parecchio stressante: fino a poche settimane prima dell’evento non si riesce a mettere assieme tutto il materiale necessario, a volte i ritardi si moltiplicano e “contagiano” vari settori del festival ad effetto domino.
Ma se ci si riesce a fare il callo, cosa non scontata, la soddisfazione che si prova una volta che l’evento parte e il pubblico riempie le sale è unica.
Quest’anno abbiamo portato a Fruit due nuove categorie che speriamo avranno successo: una è legata al mondo della fotografia e si chiama Fruitography. Si tratta di una sezione specifica nella quale sono stati selezionati alcuni editori italiani e stranieri, ci saranno talks e mostre a tema fotografico. Un’altra che mette a fuoco il game design attraverso un percorso composto da incontri, workshop gratuiti e uno spazio “gaming room” dove poter provare vari indie games. Lo scopo è quello di offrire, sia al pubblico di Fruit che agli stessi editori, nuove possibilità creative e di formazione nel campo del game design, nuovo settore professionale.

Il vostro programma è in parte dedicato alla musica. Nell’interazione fra grafica e musica lo scambio è reciproco o unidirezionale?
Abbiamo portato dentro il festival anche Fruit Disco che fino allo scorso anno era stato pensato come singolo evento separato proprio perché riteniamo che sia parte integrante dell’evento. Lo scambio fra grafica e musica spesso è reciproco perché sappiamo quanto l’immagine sia da sempre importante nella musica.
Quest’anno proponiamo una mostra mercato di pubblicazioni con contenuti sonori davvero interessanti e una serie di showcase a cura dell’etichetta indipendente Labellascheggia che venerdì 27 dalle ore 21.30 in sala di Re Enzo proporrà al pubblico tre performance audio con relative proiezioni: Effe Punto, che presenterà alcuni brani in versione inedita, il disco dei Montauk – Vacanza/Gabbia, che verrà presentato in anteprima con una serie di pezzi limitati stampati in risograph, e il primo disco inedito di Cadori – Non puoi prendertela con la notte.
La cosa interessante è che durante la performance verranno proiettate le immagini di progettazione e lavorazione dell’artwork dei relativi dischi in uscita, offrendo al pubblico uno scambio tra grafica e musica in tempo reale.