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Patrick Pistolesi

Le mie origini irlandesi mi riportano alla distilleria dove ho passato tutte le estati della mia infanzia, avevamo un gruppetto di amici capitanato da mio cugino che si riuniva in un parchetto.

Scritto da Martina Di Iorio il 23 marzo 2018
Aggiornato il 4 luglio 2018

Rivoluzionario bartender romano, Patrick Pistolesi dietro l’accento capitolino nasconde cuore e sangue irlandesi. Fuoriclasse della miscelazione, in questa intervista ci racconta più da vicino le sue origini, la sua infanzia, i ricordi legati al whiskey e l’amore a prima vista con Jameson.

Ti ricordi quando e come hai iniziato ad appassionarti al mondo della miscelazione?
Sono per metà irlandese, fin da bambino sono entrato a contatto col mondo del bere tra pub e cugini più grandi un po’ monelli. Poi, in generale, la figura del barman, l’aristocratico della working class, quello di Casablanca e Shining, i Martini di Bond, i bourbon on the rocks, giacche bianche e donne sofisticate, Sinatra in sottofondo… Quello mi affascinava più di tutto.

Da buon irlandese non negherai la passione per il whiskey. Ci spieghi cosa significa per un irlandese bere questo distillato?
La tradizione del whiskey in Irlanda va indietro di otto secoli, la distillazione fa parte del nostro popolo, addirittura si può parlare di distillazione domestica, quasi tutti i contadini del Connemara hanno distillato il loro whiskey o Poitín (una specie di white dog molto forte).
L’origine del nome è gaelica (uisge «acqua» e beatha «di vita») che nel tempo è diventato whiskey. Tutto in Irlanda parla di questo meraviglioso distillato. Diciamo che il popolo irlandese è un popolo alla mano, pronto a fare festa, ama le cose morbide di pronta beva, preferisce sicuramente un blend, come il nostro Jameson in questo caso, ma è anche un popolo molto fiero, in tutto quello che fa ci mette passione e tradizione.

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Come lo preferisci?
Io personalmente lo preferisco con un goccio d’acqua in inverno o con del ghiaccio in estate, ma ci sono tanti drink che si possono preparare ed è un piacere farlo.

E come è nata la collaborazione con Jameson?
È nata quattro anni fa ma ci siamo sempre ronzati attorno. Le mie origini irlandesi mi riportano alla distilleria dove ho passato tutte le estati della mia infanzia, avevamo un gruppetto di amici capitanato da mio cugino che si riuniva in un parchetto dove in mezzo scorre il Dungourney river. Solo dopo anni ho scoperto dove mi trovavo, ovvero davanti ai cancelli della distilleria di Middleton: il fiume forniva acqua al whiskey e in un futuro non troppo lontano avrei varcato la soglia di quei cancelli e girato il mondo parlando di cosa succede lì dentro.
Tornando ai giorni nostri tre anni fa fui avvicinato da Pernod-Ricard Italia ed è cominciata questa bellissima avventura che mi ha fatto conoscere tantissimi ragazzi di talento e assieme alla Sine-Metu Squad, abbiamo visto luoghi meravigliosi di questa bellissima Italia.

Come si riconosce un buon whiskey?
Un buon whiskey deve avere una buona struttura, deve avere un buon equilibrio, un bel ingresso e un finale lungo. Dipende sempre di che whiskey si parla naturalmente, da dove viene, e bisogna che abbia una bella e solida tradizione alle spalle. Il whiskey non è uno scherzo ci vuole moltissima esperienza per distillare un liquido che sia accettabile e ancora più tempo per maturarlo sapientemente.

Il primo bar e il primo cocktail, te li ricordi?
Era una stagione estiva al Foro Italico e io mi ero improvvisato barman. Naturalmente non c’erano i prodotti che avevamo adesso ed era tutta plastica, ma ci si divertiva un sacco. Il mio primo drink è stato una Piña Colada fatta così: Mailbù, Batida de coco, succo d’ananas. Un’eresia a pensarci oggi, ma all’epoca la sfangai e nel frattempo mi ero innamorato del mestiere!

Il tuo distillato preferito e quello con cui ti piace di più lavorare?
Primo whiskey, secondi a pari merito gin e tequila.

Un ricordo d’infanzia legato al whiskey?
Sicuramente come ho detto sopra quando con mio cugino giravamo nel parchetto davanti alla distilleria. Era forse tutto scritto?

Se volete saperne di più leggete anche questa intervista fatta in precedenza.