«Scusa quanto mancherebbe al Live Wine», si ripete in redazione incessantemente da, fatemi pensare un attimo, più o meno il giorno dopo la chiusura dell’edizione 2015. Ma utilizzare questa spazio per raccontare il mio/nostro attaccamento emotivo alla manifestazione in questione è forse poco professionale. Dilungarmi su quanto, per alcuni, sia stato l’anno zero del proprio alcolismo, lo sarebbe ancora di più. Storie di vita vissuta e vino versato sul quale non abbiamo sicuramente sprecato una lacrima, anzi. Live Wine si inserisce a pieno titolo nella top 3 delle kermesse sul vino e anche per questa seconda edizione continua a mantenere viva e ben salda la propria missione: far conoscere a tutti il vino artigianale, prodotto senza metodi industriali o tecniche invasive per l’ambiente e per la salute. Che poi bere quattro o cinque bottiglie a testa è un altro discorso. A Live Wine trovi il produttore delle tue zone, che conosci alla perfezione e gli dici che non si pasteggia mai a casa tua senza una sua bottiglia. Trovi anche chi viene dalla parte opposta della penisola, ti fai dire cosa fa e come lo fa e, dopo la verticale che ti viene proposta, sei quasi sicuro di riconoscere l’annata del 2012 da quella successiva. Tre giorni dove spegnere il cellulare, conoscere e farsi soprattutto raccontare il lavoro, gli sforzi e la filosofia di queste meravigliose realtà vinicole. Si consiglia di bere responsabilmente o al massimo avere un buon autista: se sapete come si fa, vi prego di contattarmi.

Per arrivare preparati al Live Wine 2016 – no non vi consigliamo di sbronzarvi sotto casa – ma di leggere le nostre interviste ai protagonisti di questo anno che troverete proprio qui di seguito.