Ad could not be loaded.

ven 12.01 2018 – lun 02.04 2018

999 - Una collezione di domande sull'abitare contemporaneo

Dove

Triennale di Milano
Viale E. Alemagna 6, 20121 Milano

Quando

venerdì 12 gennaio 2018 – lunedì 02 aprile 2018
H 10:30 - 20:30

Quanto

€9 intero; €6,50 / €7,50 ridotto

Con sicurezza possiamo dire che la parola design è un significante vuoto per il 99% della popolazione mondiale, soprattutto quelli che vivono al di fuori del triangolo Milano-Olanda-Londra. Poi ci sono quelle persone (una minoranza esigua) che pensano di fare un passo nel mondo del design quando si sposano e investono una parte dei loro risparmi nell’acquisto di arredamento non-Ikea. Poi ci sono vari gradi di consapevolezza, dai fan della Apple ai collezionisti di quelle nuove forme di creazione extralusso a mezzo tra arte e design, e infine c’è Stefano Mirti, che fa parte di quel gruppo di persone impegnate a descrivere qualsiasi forma di processo in atto nel mondo come una forma di design.

@stefi_idlab su instagram
@stefi_idlab su instagram

Ai suoi occhi preparare una cena, confezionare un taccuino, fare un piano di social media, organizzare una campagna elettorale o gestire il porto di Shanghai, o un bordello tedesco all you can eat, sono tutte attività che ricadono sotto il cappello del design, sono problemi di design di differente complessità.
Vittima di una passione smodata per la griglia dei fogli excel, Mirti adora imporre il suo ordine cartesiano alle situazioni più effimere, demenziali, minimali, eterogenee e zingaresche. Il suo modello ideale è una scaffalatura Ikea riempita di porcherie di ogni genere e di piccoli gioielli di raffinatissima poesia, di persone intelligentissime e perfetti idioti mischiati insieme, ma ognuno al suo posto, tutti attivi, entusiasti e collaborativi nel rendere semplice una coabitazione forzata.
Se lui fosse un dittatore, saremmo spacciati. Come curatore di una mostra in Triennale, invece, ci dà il gusto della sorpresa, sicuramente ci offre la possibilità di sognare qualcosa di diverso dalla tipica sequenza di installazioni costosissime ma un po’ spente modello Salone a cui siamo abituati. Ricordatevi lo schema: griglia povera nazi popolata da mille (999) azioni diverse.
Che la mostra sia sull’abitare contemporaneo, poi, è un fatto ancora più pregnante, perché il soggetto in questione sa veramente di che cosa sta parlando: non è come quei figli di nobili e banchieri che discettano sulla bellezza delle favelas, ma si è sempre piccato di sperimentare con il proprio corpo tutte le possibilità più curiose dei lifestyle un po’ nerd, un po’ precari, un po’ asiatici, ma assolutamente non da poveri, presenti nel mondo. Ha vissuto in periferie desolate e nel centro del centro, in loculi senza cucina, in soppalchi da 50 cm di altezza a casa di amici, e il massimo l’ha raggiunto abitando una tenda 2x2x2 situata in mezzo ad altre tende di egual misura, all’interno di un loft: un b&b tagliato su di lui, una griglia di cubi customizzati con bagni collettivi dotati di doccia giapponese.

I sottocuratori della mostra 999
I sottocuratori della mostra 999

Come anticipato, dunque, il format di questa mostra è una griglia spaziale gestita per tre mesi da un megafoglio excel, che descrive e prescrive l’alternanza continua di tanti gruppi di persone che fanno cose sul tema dell’abitare. Ci saranno decine di “sottocuratori” che porteranno i progetti e coordineranno a loro volta persone: ci sono le scuole, IED, DOMUS ACADEMY, NABA, Politecnico di Milano, naturalmente, ma anche università italiane ed estere e scuole online come la 1O1 inventata da Mirti stesso. Ci sono progetti radio e TV ideati da Andrea Quartarone, ci sono sei residenze artistiche a cura di BASE, c’è un laboratorio fotografico di Filippo Romano, nell’ambito di SUPER Festival lento delle periferie, e poi la Micro-Factory di DOTDOTDOT, una grande parete di Giorgia Lupi, star dei visual data, gli esperimenti sulla permacoltura dello studio AOUMM, una piattaforma online sulle case perdute ordita da Chiara Somajni e Pino Pipoli, la progettazione per gli ospiti “invisibili” della casa (spiriti benigni e maligni) a cura di ALL(ZONE) di Bangkok, o lo spazio per le strutture archetipiche del racconto della domesticità, A casa di Vladimir (progetto del neoformato gruppo Propp, guardacaso). Ogni progetto contiene (o in teoria scaturisce da) una domanda sullo spazio domestico.
Una grandissima installazione a led curata da Edison accoglie i visitatori con i 999 video costruiti con la pazienza e la dedizione di Pierluigi Anselmi, vero palinsesto della mostra e delle sue domande.
E, naturalmente, non poteva mancare una festa organizzata da Zero.

DOTDOTDOT-Micro-factory-A place like home
DOTDOTDOT-Micro-factory-A place like home

Scritto da Giada Biaggi