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Michele Loda

«Un vino artigianale è un vino fatto con le mani, con la schiena, le braccia, il cuore e la testa»

Scritto da Martina Di Iorio il 27 gennaio 2016
Aggiornato il 2 marzo 2017

Dal 5 al 7 marzo al Palazzo del Ghiaccio di Milano andrà in scena Live Wine 2016, Salone internazionale del vino artigianale con piccoli e grandi vignaioli italiani ed europei. Anche quest’anno, abbiamo deciso di intervistare i protagonisti della rassegna per capire la loro idea di vino artigianale. A cominciare da Michele Loda, nato a Milano 45 anni fa, dell’Azienda Agricola Il Pendio di Monticelli Brusati, nella Franciacorta. Il suo è un vino il più possibile legato alla terra da cui proviene: territorialità infatti è la parola chiave di questa azienda che produce soprattutto in metodo classico.

Hai un ricordo d’infanzia legato al vino?
Mio nonno che si ostinava a vinificare l’uva americana e non andava mai a secco.

Puoi presentare la tua azienda e la sua filosofia? Come hai iniziato a produrre vino?
Il Pendio è una piccola realtà artigiana che punta tutto sulla territorialità nel rispetto della natura. Ogni operazione svolta in vigneto e in cantina si svolge senza forzature eccessive (anche piantare una testata, un tutore o creare una balza è una forzatura, ma è necessario). Tutte le operazioni sono fatte a mano e senza l’intervento di terzi, e non è una cosa scontata se pensiamo al metodo classico che si affianca alla vinificazione in rosso o in bianco. Da grande volevo fare il vino, ma la vita mi ha portato altrove fino a 30 anni. Il mio desiderio era di trasformare la mia passione in un mestiere che facesse campare me e la mia famiglia.

Michele Loda tra le sue vigne
Michele Loda tra le sue vigne

Quali sono i vini che producete e da che uve vengono prodotti? Ce ne è uno di cui vai particolarmente fiero?
Lavoro con vitigni francesi – Chardonnay, Pinot Noir, Pinot Blanc e Cabernet Franc – produco vini in Metodo Classico e dei vini tranquilli bianchi e rossi. Negli anni in cui è possibile vinificarlo, direi che il figlio prediletto é il Pinot Nero… sempre una scommessa.

Il Metodo Classico richiede assoluta precisione e cura dei dettagli
Il Metodo Classico richiede assoluta precisione e cura dei dettagli

La Franciacorta è terra meravigliosa e di grandi vini, molto spesso legata però a tecniche più industriali, mentre il metodo di produzione della cantina Il Pendio viene definito da tutti poco “franciacortino”. Ci puoi spiegare il perché? Quali sono le modifiche sostanziali che hai apportato nel modo di fare il vino, sia in vigna e poi in cantina e qual è l’elemento di rottura più evidente?
Non mi sento di catalogare la Franciacorta come zona legata a tecniche industriali, il metodo classico richiede precisione assoluta anche per chi lo produce artigianalmente come me. Chi ha spazio e possibilità ha deciso di semplificarsi la vita. Importante però è sottolineare che la tecnica non abbruttisce i vini, sono altri gli interventi che li spersonalizzano. Il mio approccio da più di 10 anni consiste nel valorizzare la territorialità e questo si traduce in zero chimica in campo e cantina, zero chiarifiche se non a freddo, zero liqueur d’expedition (solo pas dosé). È la stessa regola dell’alpinismo classico che ci hanno insegnato Cassin, Bonatti e soci: togliere, non aggiungere.

 Il Contestatore,  ottenuto da uve Chardonnay dei Gradoni a Nord-est e dalla parte alta del Ruc
Il Contestatore, ottenuto da uve Chardonnay dei Gradoni a Nord-est e dalla parte alta del Ruc

Quante persone lavorano da voi? Accogliete richieste di giovani che vorrebbero lavorare in un’azienda vinicola? Ne ricevete molte?
Lavoro da solo, saltuariamente un amico mi dà una mano. Ricevo molte domande, ma purtroppo non posso permettermelo.

Naturale, biologico, biodinamico, artigianale. Le definizioni sui vini si sprecano e il consumatore è sempre più confuso. Voi come definireste il vostro vino?
Biologico per chi lo capisce, altrimenti genuino. Tra poco ci sarà anche la certificazione per i più “formali”, così i delatori saranno serviti.

Il rispetto della vigna permette in seguito di avere un uva che ha bisogno di pochissimi interventi in cantina
Il rispetto della vigna permette in seguito di avere un uva che ha bisogno di pochissimi interventi in cantina

Molti produttori fanno un vanto dell’assenza di solfiti nei propri vini. Nei tuoi vini sono presenti? In che posizione ti collochi riguardo a questo tema?
Penso che ci siano dei problemi più importanti e sostanze più invasive del metabilfito di potassio. Io lo uso in pressa, in vendemmia. In bottiglia i vini arrivano a 30/40 mg/l imbottigliati. Come mi pongo? Come uno che usa la testa e cerca di coccolare ogni anno le sue uve perché entrino in cantina splendenti e di conseguenza senza la necessità di essere conservate e protette più del necessario.

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Live Wine 2016 si definisce “Salone Internazionale del Vino Artigianale”. Che cos’è un vino artigianale per te?
Un vino fatto “con le mani”, con la schiena, le braccia, il cuore e la testa.

Ma un vino artigianale è migliore a prescindere da uno industriale? O è solo più sano? È possibile avere un vino più sano per l’organismo intervenendo già in vigna?
Non direi migliore, ma più sano e lo si capisce dalla sua digeribilità. La vigna è fondamentale. Se porti uva sana in cantina puoi permetterti di fare poco o nulla. Non hai necessità di aggiustamenti.

La Franciacorta dall'Az. Ag. Il Pendio
La Franciacorta dall’Az. Ag. Il Pendio

La maggior parte dei vini sul mercato sono prodotti con diserbanti, concimi di sintesi, pesticidi, ingredienti di originale animale. Sei favorevole a una normativa che costringa i vignaioli a scrivere tutto quello che c’è nelle bottiglie e come viene ottenuto il vino? Perché? In caso affermativo, pensi sia un traguardo raggiungibile in tempi brevi?
Non mi piacciono le costrizioni in genere, ma se la strada da seguire per la chiarezza è questa, io ci sto. In mancanza di cultura ci servono le leggi, tipico del nostro bel paese. Dire quello che si fa non è prerogativa di tutti i vignaioli.

Cosa bevi a parte il vino?
Birre artigianali e raramente grappa.

Cosa significa per te bere responsabilmente? Bevi tutti i giorni?
Non superare il confine che ti rende impersonale. Ebbene sì, bevo ogni giorno.

E se ti è capitato di non bere responsabilmente, qual è il rimedio per una sbronza?
Dormire a lungo e ricominciare subito il giorno dopo per non perdere l’allenamento.