Fred Jerbis è prima di tutto un’erborista, un coltivatore di spezie e botaniche alla continua ricerca della ricetta perfetta. La distillazione è un momento successivo e nasce dall’altra passione del suo fondatore, Federico, per il mondo degli spirits e della mixology. In un momento di grande fortuna per il gin e soprattutto per i prodotti italiani, Fred Jerbis si distingue per aver scelto ingredienti 100% friulani in un’ottica di produzione a km zero. Ci siamo fatti spiegare meglio la sua logica e qualche curiosità in attesa del Gin Day.
Puoi presentarti? Chi c’è dietro Fred Jerbis?
Mi chiamo Federico Cremasco, sono un (quasi ex) barman e docente, attualmente titolare del cocktail bar Hamingway a Polcenigo (PN), uno dei borghi più belli d’Italia. Fred Jerbis sta per “le erbe di Federico”, ho scelto un nome d’ispirazione friulana proprio per dare risalto ed importanza al territorio, fondamentale per la creazione dei nostri prodotti.
Da cosa è nata la passione per la distillazione che ti ha spinto in questa avventura? Hai sempre lavorato nel mondo degli spirits?
In realtà la mia “vera” passione è per le piante e per le tecniche d’estrazione, considero la distillazione un momento successivo nella creazione dei miei prodotti. Infatti, da alcuni anni ho affiancato al mio lavoro di barman quello della coltivazione personale di botaniche e spezie. Ho iniziato un percorso formativo per arrivare a conoscerne caratteristiche e peculiarità.
Raccontaci un po’ di più circa Fred Jerbis: dal sito si legge che è un alchimista, erborista e ricercatore che sperimenta nuovi abbinamenti. Spiegaci meglio quando nasce, da quale intuizione e qual è la sua filosofia.
Il progetto FJ è nato ormai 6 anni fa nel laboratorio erboristico di Fred, a Montereale Valtellina, un luogo in cui faccio ricerca e sperimentazione. La mia attività quotidiana da un lato cerca di creare nuove ricette e abbinamenti, dall’altro riprende antiche ricette per rinnovarle, come è successo con GIN43.
Questo è un ottimo momento per il gin italiano, e il tuo è prodotto in Friuli. Quanto di questa terra troviamo nei tuoi prodotti? Come scegli gli ingredienti?
Il territorio è un aspetto fondamentale per il nostro progetto, infatti tutti i prodotti sono a km zero. La nostra forza è quella di aver creato una rete di collaboratori con micro produzioni che ci garantiscono sempre ingredienti di prima qualità. Come già anticipavo, molte piante sono coltivate in modo biologico direttamente da me, le altre mi vengono fornite da coltivatori
della provincia di Pordenone. La distillazione avviene a Spilimbergo. Quindi se escludiamo gli agrumi e il ginepro, comunque sempre italiani, possiamo affermare che i nostri prodotti sono 100% friulani.
Abbiamo avuto modo di provare il tuo GIN43 ed è molto diverso da un classico London Dry, partendo dal colore per esempio. Ci spiegheresti come viene prodotto e che tipo di gin è?
GIN43 è un Distilled Gin, con una base di distillato di grano e una seconda distillazione con bacche di ginepro umbro, al quale poi vengono aggiunte l’estrazioni naturali delle varie piante.
GIN43 è un distillato tanto semplice quanto complesso, molto profumato, dal gusto delicato ma persistente. La scelta di utilizzare 43 diverse botaniche estratte con 6 metodi differenti significa creare un prodotto ricco e particolare sia dal punto di vista olfattivo che degustativo, ma la sua rotondità lo porta ad avere uno spirito molto trasversale che gli permette di essere assaggiato in vari modi.
Come ci consigli di gustare il tuo gin? In miscelazione dove trova la massima espressione?
Va bevuto liscio se vuoi apprezzarne a pieno le peculiarità, magari accompagnato con della frutta secca. Si abbina con la maggior parte delle toniche, mentre in miscelazione da un tocco molto particolare anche ai grandi classici. Infine è ottimo anche in cucina, magari usato per insaporire pesce o marinare carni bianche.
Come ti spieghi il boom che sta vivendo attualmente questo distillato? Qual è ad oggi la fortuna del gin?
Da un lato è vero che, dopo un periodo grigio, negli ultimi tempi il gin tonic ha riscontrato un grande successo, ma dall’altro noto, con particolare piacere, che in questi anni è aumentato il livello della clientela, quindi credo che i prodotti artigianali sia maggiormente capiti e apprezzati.
Che consigli daresti a chi vuole seguire la tua stessa strada?
Direi che serve innanzitutto tempo, pazienza e curiosità. Poi consiglio di affidarsi sempre a qualche professionista perché l’improvvisazione difficilmente paga.
Fred Jerbis non è solo gin: ci puoi parlare degli altri prodotti?
Il progetto FJ comprende GIN43, VERMUT25 e BITTER34, infatti l’obiettivo che mi sono posto è quello di creare il primo cocktail Negroni, con prodotti italiani ed artigianali. Tutti i nostri prodotti cercano di differenziarsi dall’immaginario classico, proponendo qualcosa di originale; sono tutti intensi e complessi, ma allo stesso tempo equilibrati.
Tre gin che porteresti sulla luna.
Diciamo 3 gin con i quali mi farei tre cocktail sulla luna: di certo un London Dry come Sipsmith per preparami un ottimo Cocktail Martini; il GIN43 per dissetarmi con un piacevole G&T e infine un gin molto profumato, magari spagnolo, come GINbraltar per dei cocktail alla moda.
Tre bar dove ti piace rilassarti quando vieni a Milano?
Credo che Milano il livello dei locali sia molto alto, sia per la quantità che per la qualità dell’offerta. A Milano ci sono tanti bravi bartender e troppi bei locali per poterne scegliere
solo tre.
Rimedio per una sbronza?
Da buon friulano, consiglio un bicchierino di grappa! Magari aromatizzata al ginepro.
Cosa ci aspettiamo da questo Gin Day?
Secondo me quest’anno assisteremo alla definitiva consacrazione dei prodotti made in Italy.
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