Da un negozio in via Vigevano dove si trovavano le sue prima magliette VNGRD, a Parigi durante la fashion week per presentare il portfolio editoriale del suo ultimo brand di accessori United Standard. Giorgio Di Salvo ne ha fatta di strada e le mani, oltre che di bombolette e inchiostri vari, se le è sporcate, sia in compagnia di Marcelo Burlon che di qualche rapper. Uno che si è sempre dato da fare anche con la musica e le feste, tant’è che se la suona al suo party Brutto Posse da quasi una decina di anni e il 10 giugno ha presentato il suo secondo album Drums for God all’Istituto Svizzero.
Questa settimana invece organizza un evento legato alla moda inventandosi un secret temporary shop in cui venderà un po di roba buona di marchi di designer, artisti e amici italiani e americani.
Venite a stringergli la mano, ma se leggete l’intervista scoprirete, oltre alla sua storia, anche quali sono sono gli altri luoghi dove bazzica a Milano, tra vino, cocktail e hip hop.
Presentati. Chi sei? Di dove sei? Quando sei nato? Dove vivi? Perché sei qui? Cosa fai nella vita?Cos’hai fatto ieri sera?
Giorgio Di Salvo / Milano / 1981 / La mia città / Cape Town, poi volevo andare al The Club ma non ci sono andato. Ho degli amici di merda.
Entriamo un po’ più nel dettaglio: ti districhi tra il graphic design, la moda e la musica. Nella tua vita queste tre cose hanno sempre viaggiato sullo stesso binario? Ti conosciamo da parecchio tempo e la prima volta che ti incontrammo alla Fondazione Pomodoro ci parlasti del tuo primo marchio VNGRD, poi ci sono stati i contatti con alcuni rapper, poi la scelta di Marcelo Burlon di averti come suo direttore artistico e infine il tuo progetto di accessori United Standard. Ci racconti un po’ il tuo percorso professionale in cui grafica, streer art, musica e moda sono sempre stati presenti
Ho iniziato con i graffiti più di vent’anni fa, al tempo c’era una super energia attorno al fenomeno, soprattutto a Milano. I graffiti mi hanno portato a conoscere diverse persone alcune estremamente stimolanti che, oltre a dipingere, cercavano di sviluppare qualcosa di più profondo a livello culturale e sociale.
A un certo punto attorno al 2002 nacque un negozio in via Vigevano che si chiamava King Kong, quello fu un punto di ritrovo fondamentale per chi condivideva una certa visione a Milano, i due proprietari Ivano Atzori e Federico Sarica ebbero l’abilità di creare un network a livello locale, italiano e internazionale super interessante fatto di relazioni con artisti, musicisti e designers.
Da King Kong, ebbi la possibilità di fare le prime grafiche per flyers t-shirt e varie cazzate, diventai in qualche modo l’art-director di quel posto, tra un pomeriggio perso a cazzeggiare sulla poltrona nel negozio e un altro conobbi pure Marcelo. Lui che veniva dal mondo dei club e poi della moda, ebbe un talento particolare a mischiare le carte creando a sua volta delle connessioni tra il nostro mondo super underground con quello patinato delle maisons. Probabilmente era dai tempi di Fiorucci e Keith Haring che non si vedevano a Milano alle feste della vera moda con ragazzi incappucciati con le mani sporche di Spray bere flûte di champagne insieme a direttori di magazine, mentre nei cessi i compagni di crew spaccavano di tag i muri, e talvolta le guardie allontanavano qualcuno di noi perché troppo molesto.
È stato un periodo divertente, nacquero poi serate fatte da noi, mostre fatte da noi, brand fatti da noi, proprio come VNGRD. Io e il mio socio Paolo, dopo alcune magliettine e progetti strampalati decidemmo di unire le forze e fare qualcosa di più serio. Così fondammo VNGRD e continuammo per anni collaborando con marchi stranieri come Stussy, Fuct o Rockers Nyc arrivando in un secondo momento a fare delle conferenze con personaggi surreali tipo Kanye.
Parallelamente sono sempre stato in contatto con rapper milanesi, che abbiamo sempre cercato di supportare e che ci supportano, che sono diventati cari amici come Esa, Bean, Noyz o Guépek.
Poi negli anni tante cose, lavori in agenzie, lavori come freelance, lavori belli come la lunga collaborazione con Alberto Leoni e ragazzi di Iuter e lavori più di merda, tanti e vari. Poi da quasi quattro anni a questa parte Marcelo è diventato il focus a livello lavorativo e United Standard il nuovo progetto personale, sul quale sto investendo energie.
Quindi la collabo con Marcelo nasce al Kink Kong?
Con Marcelo dai tempi di King Kong c’è sempre stata stima e rispetto, ha sempre supportato tutto quello che facevo e facevamo (@ Marcelo ricordi Milano Players?!) indossava e spingeva spesso anche la nostra creatura VNGRD.
A un certo momento dopo anni anche dalla chiusura di King Kong e dell’ibernazione di VNGRD mi chiamò per chiedermi se volevo lavorare a questo nuovo progetto di t-shirt che aveva in mente di fare, il mood era assolutamente affine a quello che sono le mie passioni ed i miei riferimenti in campo creativo: animali, etnicismo, estetica Dark.
Ricordo che alla mia domanda “Per quando ne hai bisogno?” Marcelo rispose “Fra una settimana” e cosi facemmo: in una settimana ci sentimmo, incontrammo un paio di volte e nacque così la prima collezione, con ali, serpenti e tutto quello sul quale stiamo ancora lavorando.
Quanta musica sei riuscito a esprimere disegnando per la moda e quanto è importante per County of Milan?
Storicamente la moda è legata alla musica, le persone si riconoscono in un marchio rispetto a quello che il marchio da un punto culturale – legato chiaramente al costume – esprime.
Nello street wear questa cosa è più che mai valida essendo prima cultura e poi costume. Direi quindi che il processo che porta Marcelo a dare le proprie direzioni creative e a me a rielaborare le grafiche sono una sintesi della nostra vita che è fatto in buona percentuale di party musica e e nightlife.
United è il mio nuovo progetto, un brand di abbigliamento e accessori. Ho in cantiere diverse cose per il futuro prossimo.
Un piccolo evento la FW di Milano il 20 di giugno, e la presentazione del secondo magazine relativo a brand STEALTH, il 25 a Parigi, sul quale lavoro con Daniel Sansavini e Tommaso Garner.
Stealth è sostanzialmente il portfolio visivo di United Standard, una piattaforma sulla quale creare delle connessioni, per questo secondo numero abbiamo coinvolto 3 contributors: Misha Hollenbach, Cali Dewitt e Virgil Abloh, il numero è una bomba non vedo l’ora di averlo tra le mani, vi terrò aggiornati.
Tu dove vai a fare shopping?
Ebay.com
Brutto Posse è nato dall’unione di me con altri due amici: Lele Saveri e Riccardo Trotta. Al tempo frequentavo spesso Londra e Lele mi fece scoprire un mondo fatto di piccoli locali con musica random ma interessante, locali con una forte personalità basata sulle persone che frequentavono il locale.
Quando poi lui si spostò a Milano decidemmo di provare a replicare la cosa qua, quindi, sostanzialmente una serata free entry nella quale ascoltare musica varia, tipo la musica che hai nell’ipod, dove noi e nostri amici trovavamo un ambiente familiare, fondamentalmente un punto di ritrovo.
La serata ha avuto diverse metamorfosi, negli ultimi due anni abbiamo adottato la formula del guest ogni settimana e trai vari abbiamo avuto l’onore di ospitare Albertino e Max Pezzali, oltre a rapper vari e pseudo dj di ogni genere.
Max ovviamente è stato mitico ma Albertino ha spaccato tutto, appena sceso delle scale dell’Agharti (un pub con puzza di piscia dove non ci stanno più di 100 persone compressate) ha detto “Bello, non ho mai suonato in posto così di merda in tutta la mia vita…” Poi, alla fine, si è divertito così tanto che ci ha chiesto lui di tornare a suonare appena potevamo in quel “Brutto Posto”. Mito.
Chi è la più bella ragazza che viene a Brutto Posse? E il più bel ragazzo?
Be, ci sono sempre state molte fighe ma hanno sempre avuto solo occhi per il nostro bel Lele, Io e Rick non abbiamo mai beccato un cazzo. I ragazzi più belli: io e Rick. Ovvio.
Ho iniziato a avvicinarmi al mondo della produzione musicale ormai 4/5 anni fa attraverso il mio amico produttore e Dj TNS, ho sempre avuto una super fascinazione per il mondo della musica elettronica e ho sempre portato avanti una certa ricerca musicale in modo più ampio. Ricordo anni fa queste serate che si chiamavano Konflix in Conchetta dove suonavano Sean dei Melma e Merda e Zippo. La musica e l’immaginario di quei dj set mi fulminarono, poi conobbi pure Marco Klefisch, che curava l’aspetto grafico e comunicativo della serata, nonché uno dei miei writer preferiti di quegli anni. Marco è poi diventato uno dei miei più cari amici, ha rappresentato una delle persone più importanti a livello culturale ed estetico nel mio percorso. Con lui iniziai a collezionare dischi e a capire cosa volevo fare.
Unitamente alla mia passione per il viaggio iniziai poi a comprare molta roba etnica, per lo più dischi francesi degli anni settanta con registrazioni fatte tra l’Africa e l’oriente. Fu poi semplice iniziare a tagliare e incollare vari frammenti campionati da questi dischi e Afroasia – il mio primo album – è proprio stato il risultato di questa ricerca.
Dal mondo del sampling mi sono poi mosso verso quello della sintesi sonora. Questo percorso ha occupato gli ultimi due anni ed ha fatto uscire Drums For God, il nuovo disco.
L’idea era quella di unire un suono musicale contemporaneo tra il trap e la bass music inglese con delle sonorità e un immaginario della musica progressiva degli anni 70. È stato un percorso lungo che ha necessitato l’apprendimento del funzionamento di molte macchine e processi che hanno più a che fare con la matematica che con la musica, ma il risultato e stato abbastanza soddisfacente.
C’è qualcuno a cui ti sei ispirato per questi lavori musicali? Collaborazioni?
Nessuna collaborazione. Ispirazioni tante, sicuramente molti dischi prog e krautrock degli anni 70 come Guru Guru, Kraftwerk, Supersister e roba contemporanea dei beatmakers più interessanti come Clams Casino, Evian Christ, Young Chop, Dj Rashad ecc..
Mi piacerebbe nel prossimo progetto riuscire a coinvolgere amici Italiani che stimo moltissimo come Primitive Arts, Lorenzo Senni e Simone Trabucchi. Vedremo.
Per la presentazione del nuovo Drums fot God ti cimenterai anche in una sorta di live, che tipo di set up userai?
Il live sarà diviso in due parti: la prima sarà quella più realmente performativa, dove uso una drum machine ed un piccolo sistema modulare, la seconda, con un campionatore, sarà più vicina ad un dj set.
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Da appassionato di musica comprerai un sacco di dischi, c’è un negozio di milano dove ti rifornisci o fai tutto on line?Compro molto online, ma sicuramente i miei negozi preferiti sono Metropolis in Via Carlo Esterle, sicuramente il numero uno per l’usato con tanto jazz e rock di qualità. Mentre per la musica elettronica Serendeepity in Corso di Porta Ticinese, mi piace il rapporto con il dealer – Nicola o Dani – che ti conosce e ti consiglia cosa ascoltare, una roba impagabile oggi molto difficile da trovare a Milano. E a ballare ci vai? Che club di milano sei solito frequentare?
Dipende dalla musica che voglio ascoltare, l’Old Fashion la domenica secondo me è il top per la musica hip Hop, il Dude per la techno, il Tom con i ragazzi di We Riddim mi piace molto, poi random anche Akeem o Rollover, mi piace molto stare in giro!
Dopo il club: after, night, baracchino, casa, parco… ?
Dopo il club Kebab e casa con l’alitella. Supersexy.
Altre passioni? La cucina, il poker, le macchine…
Se hai abbastanza spazio te se le scrivo tutte… macchine, Hi Fi, viaggi, fotografia, moda… mille cazzate insomma.
Collezioni qualcosa?
Mille cose, coltelli, ossa, dischi, scarpe, giacche tecniche penne occhiali ecc… Un’amica mi diede del collezionista seriale, probabilmente aveva ragione.
Si, Vivo in Via Padova nel centro di NOLO, baaaaam.
Qual è la tua zona preferita di Milano?
Porta Venezia.
E il tuo ristorante preferito? E il tuo piatto?
Giapponese, forse Osaka o Sumire. Sushi sempre.
E il tuo cocktail bar? Il tuo drink preferito?
Praticamente ogni sera sono uno di questi posti: La Coloniale, Cucchi, Cape Town, Cantine Isola, Bar Love, Tango, Pinch, ogni tanto allo Swiss Corner, che è un posto mega cafone ma mi piace.
Bevo o gin tonic o vodka liscia, no Smirnoff sennò divento un serial killer.
Ti incrocio spesso alle cantine isola in sarpi e alla Coloniale, ti piace il vino e le bollicine?
Che bello bere il vino.
Se non facessi quello che fai, cosa ti piacerebbe fare?
Mi piacerebbe essere un musicista forse o un animale.
Sei fidanzato?
No…
Qual è la cosa più matta che hai fatto nella vita?
Diverse che non si possono dire, spesso legate a serate passate con rapper di cui non possiamo dire i nomi.
Chi è il tuo eroe e perché?
Non ne ho uno, ho dei modelli, generalmente persone che sono riuscite attraverso quello che fanno o che hanno fatto a parlare con pochi e con molti contemporaneamente.
I brand hot del momento sono quelli più o meno noti, Cav-Empt, Off White, OAMC, Gosha, Etude e tanti altri, check Hypebeast!