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Maddalena Pasquetti e Andrea Bargiacchi

"La nostra agricoltura ha il compito di tutelare e salvaguardare il territorio, e la nostra Azienda è fatta da persone che si stupiscono ancora davanti alla vitalità e alla forza che la natura offre"

Scritto da Martina Di Iorio il 12 gennaio 2017
Aggiornato il 8 febbraio 2017

Dal 18 al 19 febbraio al Palazzo del Ghiaccio di Milano torna Live Wine, Salone internazionale del vino artigianale con piccoli e grandi vignaioli italiani ed europei. Anche quest’anno abbiamo deciso di intervistare i protagonisti dell’evento per capire la loro idea di vino artigianale. In questa intervista abbiamo parlato con Maddalena Pasquetti (Prato 25/09/1977) e Andrea Bargiacchi (Firenze 17/04/1972) dell’Azianda Agricola I Mandorli, a Belvedere di Suvereto (LI): Cabernet, Sangiovese e Vermentino in purezza.

Zero – Come è nata la passione per il vino? Avete sempre lavorato in questo mondo?
Maddalena Pasquetti – La passione per la terra e per il vino è nata nel tempo anche se è come ce l’avessi avuta sempre dentro, doveva solo trovare il canale giusto per venire fuori. Fino al 2010/2011 facevo l’insegnante in una scuola elementare, poi ho cambiato radicalmente la mia vita. Mi sono trasferita in campagna e ho iniziato a lavorare a I Mandorli, nella piccola azienda familiare dove dal 2008 si produceva vino.
Ho sempre avuto un buon rapporto con la terra e nella mia esistenza ho cercato di impostare la mia vita cercando per quanto mi è possibile il rispetto di questa. Sono sposata con un produttore di vino che sicuramente ha influenzato il mio percorso. Mi sono appassionata al progetto dei Mandorli e alla figura di Andrea Bargiacchi, vignaiolo in azienda, che è stato ed è sempre alla ricerca continua.
Andrea Bargiacchi – Vivendo vicino a Carmignano ho lavorato fin da ragazzo nel mondo del vino, nella Fattoria di Capezzana e da Rossella Bencini di Fattoria di Bacchereto “Terre a Mano”, dove mi sono avvicinato alla biodinamica.

Potete presentarci l’azienda e la sua filosofia? Come è nata?
Maddalena – La nostra storia nasce nel 2002 quando Massimo Pasquetti – il mio babbo – rimane affascinato da alcuni ettari di terra a Belvedere di Suvereto e ne diventa proprietario. Nel 2003 vengono piantati i primi vigneti di Sangiovese nella parte a nord-est, mentre nel 2004 a sud-est, le prime vigne di Cabernet. La presenza e l’esperienza di Andrea Bargiacchi, esperto vignaiolo legato all’agricoltura biologica-dinamica, ci ha accompagnato fin dall’inizio del nostro percorso. Oggi la nostra realtà agricola ha ampliato di circa 2 ettari i propri impianti con nuove vigne di Cabernet esposte verso il mare, posizionate ad anfiteatro per raccogliere i raggi del sole dell’intera giornata, e nuovi innesti Sangiovese e Aleatico su viti di Malvasia di Brindisi. Infine una piccola parte di Vermentino Corso è entrato a far parte dei nostri vigneti. La storia dei Mandorli non nasce da una famiglia con origini agricole tramandata nel tempo, ma da una famiglia con un’attenzione costante verso il rispetto della terra e dei metodi di coltivazione di questa. Nasce da una sensibilità verso un tipo di agricoltura che ha il compito di tutelare e salvaguardare il territorio, e da persone che si stupiscono ancora davanti alla vitalità e alla forza che la natura offre. Il nostro vino diventa espressione della terra, di quel preciso territorio con determinate caratteristiche, diventando un tramite tra la terra e l’uomo.

Quali sono i vini che producete e da che uve vengono prodotti? Ce ne è uno di cui andate particolarmente fieri?
Produciamo: Sangiovese in purezza, Cabernet Sauvignon con una percentuale di Cabernet Franc, Vermentino in purezza e Aleatico in piccolissima parte.
Andiamo fieri di tutti, il Sangiovese in particolar modo. Abbiamo iniziato lavorando sempre in modo più naturale possibile e attraverso la biodinamica abbiamo cercato di apportare maggior equilibrio nei terreni già ben strutturati in partenza. Il vino lo accompagniamo in cantina senza modificarlo, la nostra filosofia è quella di fermentare un territorio e quindi pensiamo che il vino si fa in campo. In cantina lo si accompagna prendendosene cura ma senza cambiarlo o modificarlo in maniera sostanziale.

La meravigliosa vigna dell'Azienda Agricola I Mandorli in provincia di Livorno
La meravigliosa vigna dell’Azienda Agricola I Mandorli in provincia di Livorno

Quante persone lavorano da voi? Accogliete richieste di giovani che vorrebbero lavorare in un’azienda vinicola? Ne ricevete molte?
Siamo tre, io, Andrea, Addil e il mio babbo che fa il supervisore. Arrivano saltuariamente richeste di persone che cercano lavoro, ci piacerebbe avere stagisti dall’università ma dobbiamo essere bravi ad organizzarci.

Naturale, biologico, biodinamico, artigianale. Le definizioni sui vini si sprecano, e il consumatore è sempre più confuso. Voi come definireste il vostro vino?
Definiamo il nostro vino naturale. Il termine biodinamico a nostro avviso si riferisce a un approccio alla terra in cui l’agricoltore tramite la propria individualità diviene vettore di unione tra le parti cosmiche e quelle terrestri.

Molti produttori fanno un vanto dell’assenza di solfiti nei propri vini. Nei vostri vini sono presenti? In che posizione vi collocate riguardo a questo tema?
Maddalena – Noi aggiungiamo piccole quantità di solfiti prima dell’imbottigliamento entro i 30mg/l. I solfiti sono presenti naturalmente sulla buccia dell’uva, quindi a secondo delle annate ne aggiungiamo più o meno ma sempre dentro quel range. Credo che un vino senza solfiti non sia necessariamente e automaticamente vino salutare e naturale. Il vino è il risultato finale di un lungo processo, non siamo assoluti in questo, un po’ di solfiti aiutano la stabilità del vino nel tempo, ma siamo contrari ad alte dosi.
Andrea – Sì sono presenti piccole aggiunte di solfiti, per un controllo di conservazione del prodotto (ossidazione), ma salvaguardando la salubrità del cliente.

Maddalena in vigna
Maddalena in vigna

Ma un vino artigianale è migliore a prescindere da uno industriale? O è solo più sano? È possibile avere un vino più sano per l’organismo intervenendo già in vigna?
Maddalena – Certamente ci vuole continuità, sarebbe inutile coltivare un terreno in maniera salutare e poi in cantina manomettere il vino con tutto e anche di più. Faremmo bene alla terra e magari male all’organismo. Il concetto sta a monte. Qual è il nostro obiettivo? Esprimere questo territorio attraverso il vino, e quindi noi che siamo agricoltori abbiamo il dovere in primis di rispettare il bene terra poiché ne siamo custodi, e in secondo luogo il dovere di creare un prodotto che non sia dannoso per la salute umana e che sia espressione unica e irripetibile.
Andrea – Un vino artigianale è un prodotto che nasce da un terroir vitale, potenziato attraverso la biodiversità e la fertilità e che ha un processo di vinificazione naturale senza forzature. Non tutti i vini naturali sono più buoni a prescindere, più sani lo sono sicuramente.

Live Wine 2017 si definisce “Salone Internazionale del Vino Artigianale”. Che cos’è un vino artigianale per te?
Un vino artigianale non è un vino industriale, è un vino fatto con le mani, unico e non ripetibile. Per farlo entrano in gioco più elementi, climatici, territoriali, umani: la chiave del vino artigianale sta nella ricerca e quindi diventa anche espressione artistica.
Dobbiamo distinguere le questioni, un vino artigianale è sicuramente migliore anche se spesso da un punto di vista organolettico i palati sono stati abituati a riconoscimenti sensoriali omologati.

Andrea mentre lavora la terra
Andrea mentre lavora la terra

La maggior parte dei vini sul mercato sono prodotti con diserbanti, concimi di sintesi, pesticidi, ingredienti di origine animale. Sei favorevole a una normativa che costringa i vignaioli a scrivere tutto quello che c’è nelle bottiglie e come viene ottenuto il vino? Perché? In caso affermativo, pensi sia un traguardo raggiungibile in tempi brevi?
Maddalena – Certo che sono favorevole, sarebbe la svolta! Il processo è iniziato ma credo che sarà molto lungo perchè ci sono grossi interessi. Ma vi sembra giusto che chi coltiva la terra in modo naturale e non aggiunge rodotti di sintesi nel vino o in generale in altri alimenti, debba certificare che quel prodotto è esente da schifezze che inquinano il mondo e danneggiano la salute umana? La normalità è l’agricoltura convenzionale che sta distruggendo l’ecosistema, inquinando le falde, sterilizzando i terreni…non quella del rispetto! Siamo in una contraddizione di partenza!
Andrea – Certo un suolo ricco di batteri, microorganismi e biodiversità produce una materia prima più forte e più salubre. Sono favorevole all’etichetta trasparente in vigna e in cantina, ma credo che i tempi di attuazione siano lunghi.

Tre bottiglie che portereste sulla Luna?
Maddalena – Non saprei non ho tre vini di cui sono particolarmente innamorata…mi entusiasmano i vini delle isole.

Cosa bevete a parte il vino?
Acqua, tisane e saltuariamente birra.

Cosa significa per te bere responsabilmente? Bevi tutti i giorni?
Bere di qualità e non bere per forza. No non bevo tutti i giorni! E se capita bisogna bere tanta acqua e limone.