Ad could not be loaded.

Neunau

NEUNAU È IL NUOVO PROGETTO MUSICALE DI SERGIO MAGGIONI UN MUSICISTA CHE NON È NUOVO DELLA SCENA ELETTRONICA. QUESTO LAVORO INDAGA SULLE ORIGINI DELLA SUA TERRA, LA VALCAMONICA E IL SUO EP È USCITO SULLA LABEL MILANESE PARACHUTE RECORDS: UNA DI QUELLE ETICHETTE CHE CI RENDE ORGOGLIOSI NELLA NOSTRA CITTÀ.

Scritto da Emanuele Zagor Treppiedi il 17 maggio 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Neunau sulla roccia in notturna

Sergio ha a che fare con la musica dall’età di 10 anni. Alternando chitarra e basso ha preso parte a diversi gruppi musicali tra l’indie-rock e l’elettronica raffinata, vedi alla voce Hot Gossip ed Esperanza, e poi ha prodotto diversi progetti musicali. In contemporanea si è laureato all’Accademia delle belle arti e ha lavorato nel mondo dell’arte contemporanea.
Di base sempre a Milano bazzicava in locali come Rocket, Magazzini o serate come Brutto Posse e Buka. Poi per un periodo è sparito e passava in città solo per qualche toccata e fuga ma mi raccontava che stava lavorando a qualcosa di nuovo.
Poi a luglio 2015 l’ho trovato sul palco di Nextones, festival in una cava di marmo a Verbania dove suonava con il suo progetto nuovo: Neunau. Era la sua prima volta in queste nuove vesti e il suono delle sue lastre di ferro che rimbombava e che costruiva sonorità techno è stato qualcosa di davvero sorprendente. È stata una delle poche volte in cui sono rimasto davvero colpito e mi sono davvero entusiasmato davanti a una performance live di musica elettronica. Così finito il live ho fermato Sergio e mi son fatto raccontare tutto su Neunau e in questa intervista ci parla dell’arte rupreste, del Maglio e ci fa una guida alla Val Camonica.

Il 15 settembre Sergio a Linecheck ci racconterà il progetto attraverso le sue parole e le immagini del documentario girato in Val Camonica

Zero – Chi sei? Quando e dove sei nato? Da dove vieni? Perché sei qui?
Sergio – Sono Sergio Maggioni nato il 23 settembre del 1981 in Valcamonica e sono qui per raccontarvi cosa è Neunau.

Cos’è Neunau, come nasce? A cosa ti sei ispirato per questo progetto?
Dopo 16 anni di città sono tornato a vivere in montagna e, passato lo smarrimento iniziale, ho cominciato a interessarmi e appassionarmi alla storia del mio territorio scoprendo, fra le tante cose, che in tarda età del ferro gli antichi Camuni avevano un alfabeto: una sorta di variazione di quello etrusco. La valle è piena di queste iscrizioni. La scritta Neunau, ispirazione originaria del progetto, è incisa su una roccia e si trova in una località molto suggestiva e ricca di queste testimonianze chiamata Loa, sopra Berzo Demo, ed era probabilmente il nome di una divinità o di un persona.

Luogo di nascita di Neunau (Loa, Berzo Demo) foto di Paolo Rondini
Luogo di nascita di Neunau, (Loa, Berzo Demo) foto di Paolo Rondini
Rilievo originle della scritta Neunau dal libro "Pagine di Pietra" di Alberto Marretta e Serena Solano
Rilievo originle della scritta Neunau dal libro “Pagine di Pietra” di Alberto Marretta e Serena Solano

La valle possiede tra l’altro una tradizione millenaria della lavorazione del ferro. Se un tempo si producevano utensili per lavorare la terra (badili, secchi) oggi si producono con alta tecnologia grossi pezzi di acciaio come ad esempio alberi per pale eoliche.
Girando per i paesi ci si rende conto di come il lavoro manuale e artigianale sia ancora un’attività molto viva (citando Olmi: Il tempo si è fermato) e il suono di fondo è in genere percussivo. Mi è venuto quindi spontaneo fare il parallelo con l’uomo preistorico che per necessità espressive incideva la roccia generando un suono a scansione ritmica. Da qui nasce la visione poetica del progetto cioè cercare di rappresentare quel suono primordiale.

Nel video-trailer di presentazione dell’ep di Neunau si vede e si capisce da dove arrivano i suoni che hai utilizzato per le diverse tracce, sono tutti field recording o c’è anche qualcosa di artificiale? Quanta post produzione c’è? In che studio è stato fatto tutto il lavoro?
Tutte le registrazioni sono state effettuate dentro la fucina del museo di Bienno, che è in funzione fin dal medioevo. Questo luogo ha un suono incredibile e potente, lo ricordo fin da piccolo. Tradizionalmente ci si lavorava il ferro per produrre utensili per l’agricoltura. La figura del fabbro e della fucina è rappresentata in una incisione rupestre quindi l’attività risale a tempi lontani. Quasi tutti gli insediamenti preistorici della Val Camonica avevano una parte dedicata alla lavorazione del metallo, e qui c’è anche una miniera sotterranea dell’età del ferro, una delle più antiche fra quelle conosciute.

La fucina è una camera di pietra perfettamente pensata e progettata per tutte le varie funzioni, è un gioiello di ingegneria. In paese c’erano sono 70 fucine e si narra che quando tute erano in funzione il terreno tremasse.

La fucina durante una sessione notturna di registrazione
La fucina durante una sessione notturna di registrazione

Il funzionamento dello strumento avviene in questo modo: l’acqua del torrente Grigna è incanalata nel “vaso re” a monte del paese e serve ad alimentare il mulino al quale è collegato, tramite un albero di trasmissione, un enorme martello, il Maglio, che battendo su un’incudine permette al fabbro di lavorare il ferro portato a temperatura dalla forgia. Ci sono varie attività e tutte possiedono un suono, anche la lavorazione di finitura effettuata con due martelli di dimensioni minori detti Magliolini dà delle figure ritmiche molto interessanti.

Questa fucina è ancora in funzione prevalentemente a scopo didattico e viene visitata da turisti e gruppi scolastici. Un giorno, mentre ero in fucina a registrare, è venuta in visita una classe di ragazzi che credo fossero delle scuole elementari e, pensa, dopo pochi minuti i ragazzini hanno iniziato a ballare. Il ritmo è coinvolgente, costante, inesauribile.

Le registrazioni sono state organizzate pensando alla fucina come una sala da ripresa di uno studio di registrazione, quindi abbiamo allestito e posizionato i vari microfoni in funzione delle frequenze, da quella più bassa a quella più alta includendone anche una esterna per catturare il suono dell’acqua del mulino che sembra white noise. Non è un puro field recording, c’è l’intenzione di entrare nel dettaglio per poi isolarlo. Tutta la lavorazione in post è stata pensata per cercare di trasferire la sensazione che quel luogo sprigiona, quindi non è stato aggiunto nessun suono. Tutto quello che ho fatto è stato enfatizzare o smorzare alcune frequenze: il lavoro maggiore è stato selezionare le parti per lasciare le figure ritmiche il più naturale possibile.

Panoramica fucina con Neunau al lavoro
Panoramica fucina con Neunau al lavoro

Quindi mi sono ritrovato a registrare, in ordine: il macchinario in azione, con il quale ho costruito alcune delle tracce, gli elementi naturali che muovono il macchinario (il torrente), e poi alla fine gli oggetti – creati dal macchinario – usati come strumenti per fare altre tracce musicali e live performance. Come si dice, del porco non si butta via niente.

La bionda dell'Adamello
La bionda dell’Adamello

Nel video si vede anche la lastra circolare che usi durante i live, com’è il tuo set up quando ti esibisci? Ho visto che fai suonare anche secchi di ferro…
Sì! La lastra di ferro (Màder) è la prima parte di lavorazione di quello che poi diventerà un secchio, è una parte grezza che grazie alla sua imperfezione genera un suono ricco di armoniche. Ne ho selezionati alcuni e li ho registrati in studio per farci delle tracce. Dal vivo li suono e interagisco con loro come fossero percussioni, tenendo in mano un microfono adattato per catturare e amplificarne le frequenze e registrando in tempo reale.

Neunau in studio all'opera mentre manovra e registra i suoni delle lastre di ferro
Neunau in studio all’opera mentre manovra e registra i suoni delle lastre di ferro

Quanto tempo sei stato “isolato” in Val Camonica a preparare questo progetto? Ti sentivi un po’ un eremita?
Sono tornato in valle da un anno e mezzo, ma è da un anno esatto che lavoro su questo progetto. Devo dirti che la definizione “isolato” mi suona strana. Diciamo che rispetto alla città ci sono meno luoghi e “distrazioni”. Sicuramente meno persone da vedere, meno eventi a cui prendere parte. Ho scoperto quasi subito che questa condizione mi rende più produttivo, più concentrato. Ho scoperto che stare isolati può dare i suoi frutti.

Raccontaci la storia della Val camonica. Parlaci meglio di queste incisioni rupestri tipiche della zona: cosa sono, dove si trovano? Al festival nella cava di marmo Nextones era la prima volta che ti esibivi live con questo progetto e rimasi piacevolmente colpito e sorpreso, ricordo anche che il tuo logo rimase proiettato sulle pareti della cava per tutta la notte e tu mi raccontasti la storia di questo simbolo, la puoi raccontare anche ai lettori di Zero?

La Val Camonica possiede una stratificazione storica millenaria che parte dalla preistoria e attraversa tutte le epoche. L’aspetto più importante è la forte concentrazione di arte rupestre, unica in Europa.
Sopra la casa dove sono cresciuto c’è il parco di arte rupestre più antico di tutta la valle, chiamato Luine e detto anche collina sacra. Si pensa fosse un luogo cerimoniale. È una zona in cui vado spesso per l’atmosfera che ci si respira. Si percepisce un silenzio, una sacralità davvero essenziali. L’arte rupestre, poi, mi ha affascinato subito: quella capacità dell’uomo, prima ancora di avere la scrittura, di comunicare attraverso immagini e riuscire a differenziarle in più stili.

Val Camonica, Pizzo Badile
Val Camonica, Pizzo Badile
Incisione originale e logo di Neunau c/o Capitello dei Due Pini - foto di Fulvio Roiter
Incisione originale e logo di Neunau c/o Capitello dei Due Pini – foto di Fulvio Roiter

Il logo di Neunau, ad esempio, è un’incisione dell’età del rame che si trova a Cimbergo, sotto due montagne considerate sacre: il Pizzo Badile e la Concarena, che stanno una di fronte all’altra. L’iconografia del logo si ripete spesso in molte zone della valle: viene chiamata dea Madre…potrebbe essere un riferimento ai fenomeni spettacolari di riflessi del sole che avvengono durante le giornate dell’equinozio, un semplice simbolo riferito al Sole oppure, secondo alcuni studiosi, una proto-meridiana.

La Concarena con il sole al tramonto durante l'equinozio di primavera
La Concarena con il sole al tramonto durante l’equinozio di primavera

Se dovessi portare qualcuno in Val Camonica dove lo porteresti per fargli scoprire questa zona? Ci fai una guida ai luoghi imperdibili della Val Camonica da andare a visitare.
Diciamo che seguirei i percorsi legati all’arte rupestre. Prima di tutto il parco Nazionale di Naquane a Capo di Ponte, con il Parco dei Massi di Cemmo, che furono le prime incisioni ad essere viste, nel 1909, e sono un po’ dove è nata la nostra consapevolezza.

Parco Nazionale di Naquane
Parco Nazionale di Naquane

Sicuramente visiterei la Riserva naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo e il Parco di Seradina-Bedolina, sempre a Capo di Ponte. Sono affezionato al Parco di Luine a Darfo Boario Terme, che è il più misterioso dei parchi d’arte rupestre. Il Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica (MuPRE), anch’esso a Capo di Ponte, conserva alcuni capolavori dell’arte rupestre, le stele incise, dove c’è anche il simbolo di Neunau.

Parco di Luine - foto di Paolo Rondini
Parco di Luine – foto di Paolo Rondini

Questi sono alcuni luoghi “imperdibili”, ma poi ci sono un sacco di altri posti che sarebbero da vedere in notturna: è un’esperienza unica, riuscire a vedere le incisioni illuminate di notte, è come se si animassero, infatti pare che in antichità venissero illuminate dal fuoco appunto per accentuare il loro aspetto cinetico di proto-cinema.

Ballerini rupestri alla Riserva naturale Incisioni Rupestri di Ceto
Ballerini rupestri alla Riserva naturale Incisioni Rupestri di Ceto

Diciamo che seguirei i percorsi legati all’arte rupestre. Prima di tutto il parco Nazionale di Naquane a Capo di Ponte, con il Parco dei Massi di Cemmo, che furono le prime incisioni ad essere viste, nel 1909, e sono un po’ dove è nata la nostra consapevolezza.

Torniamo alla musica e all’ep :c’è un po’ di tensione nella tue tracce o sbaglio? Le prime tracce giocano molto sulle percussioni e si sente molto il suono grezzo le altre due sono più melodiche ma trasmettono comunque una certa ansia… I nomi delle tracce da cosa derivano e cosa vogliono dire, sempre hanno un significato…

La sensazione che dici forse è trasferita dalla fucina che è un ambiente molto scuro dove entrano ogni tanto degli spiragli di sole sapientemente calcolati. La ripetitività percussiva è data dal maglio che ritmicamente costruisce figure molto ossessive.
Neunau e Mapas che sono il lato A vogliono rappresentare la primordialità della quale parlavo prima, il suono è come si presenta, crudo senza troppa interpretazione.
Nel lato B ci sono altre due tracce, Enes Au e Teniau, nella prima ho semplicemente preso un momento lavorazione del maglio e l’ho seguito con un campionatore arpeggiato che segue il movimento del battere, che sale e scende di intensità. Il disco si chiude con una traccia più “romantica”, ho voluto rappresentare la maestosità della montagna costruendo un’armonia che richiama i cori di montagna.

I titoli sono presi dalle iscrizioni che si trovano a Loa, località che aveva una funzione sacra, testimoniate in una pubblicazione chiamata “Pagine di Pietra” di Alberto Marretta e Serana Solano sfortunatamente mal distribuito.

L’album esce su Parachute etichetta con base a Milano di Francesco Leali (ex Clockwork e ora CW/A), vi siete incontrati al Dude?
Francesco lo conosco da parecchio. Anche Thomas (Avatism) e ci siamo conosciuti tempo fa a Berlino, ma in realtà è stato Matteo Lavagna a fare sentire il materiale a Francesco dicendogli che sarebbe stata un’uscita perfetta per la loro label e così è stato.

Come state organizzando la promozione di questo lavoro che ha un immaginario comunicativo fortissimo?
La sfida infatti è stata riuscire a comunicare il tutto in modo che non fosse troppo complicato, quindi abbiamo fatto uno sforzo nel raccontare tutto in chiave documentaristica e creare delle clip che fossero strettamente connesse all’immaginario e agli elementi usati. Silvio Mancini (Otolab) ha curato la parte delle clip, Giovanni Franzoi la parte documentaristica e poi è stato realizzato un bellissimo lavoro fotografico da Simone Artale. Poi c’è il sito, Neunau.com, che invece è una sorta di accentratore dove si trova tutto il materiale video, foto e gli approfondimenti di carattere archeologico. Tutto questo lavoro è durato mesi ed è stato parte integrante di questa esperienza che sto facendo. Mi sono trovato a lavorare con tante persone, tra le cui voglio citare Piero Villa e Matteo Lavagna che sono anch’essi parte di tutto questo in diverse maniere, Federico Troncatti, Paolo Rondini. Senza dimenticare Devis Dotto e tutti i fabbri della Fucina Museo.

A Milano dove vedresti bene la presentazione di questo progetto?
La fruizione perfetta sarebbe in una sala d’ascolto immersivo con la possibilità di far vedere il documentario e poi di fare un set dove il suono fa da padrone, l’Auditorium San Fedele sarebbe un luogo ideale. L’esperienza completa sulla quale sto lavorando sarebbero i live direttamente in ambiente naturale, nella forgia e nei parchi dove ci sono le incisioni, vi faremo sapere presto.

Che bello dei live site-specific! Tienici informati.
Ma invece a Milano, visto che ci hai vissuto tanto tempo quali sono i luoghi che frequentavi prima quando studiavi all’Accademia e quali sono invece i luoghi che frequenti quando ci passi oggi?

Il primo anno appena trasferito ho abitato vicino al Rainbow club dove ho visto un sacco di live, mi piaceva la zona della stecca il centro sociale Garibaldi, il Tunnel il Plastic. Al vecchio Rocket ho suonato parecchie volte e ci andavo spesso.
Negli ultimi anni Dude club le iniziative di Elita, il Cape e Rollover.

Per tornare alla Val Camonica se non sbaglio sei anche appassionato di montagna e di camminate tra i monti, ci consigli un paio di itinerari da trekking che potremmo fare per fare una cosa salutare dopo una serata in un club?
C’è il Lago della Vacca che è una bellissima camminata in ultra dimensione, laghetti dell’Aviolo, rifugio Gnutti o Capo di Lago che è molto facile da raggiungere per citare alcuni percorsi facili. Il parco dell’Adamello e dello Stelvio sono ambienti incredibili, a due passi da Milano, ma se arrivate in dritto da un after basta una coperta su un prato che il gioco è fatto.