Fu un volantino a segnare la carriera di Alessandro Cortini: “Cercasi tastierista”, firmato Nine Inch Nails. Successe mentre insegnava al Keyboard Department del Musicians Institute di Hollywood, dopo essere scappato da Forlì per studiare chitarra negli States. C’erano già stati i Mayfield Four, band della Epic Records, ma per impressionare Trent Reznor ci voleva ben altro, c’era bisogno di un artista flessibile in grado di maneggiare anche una complessa strumentazione elettronica. Andò come doveva andare.
Ma il giovane romagnolo che ce l’aveva fatta si stancò presto di stare in tour e fu in quel momento che nacque l’Alessandro Cortini che conosciamo oggi, il grande esperto di synth che preferisce lo studio al palco, maestro della manipolazione dei suoni analogici. Parte da qui la sua produzione “terapeutica” – così la chiama lui – sospesa tra droni, ambient e atmosfere industriali. Come nel caso dei due album „Sonno“ e „Risveglio“ usciti per la Hospital di Dominick Fernow (Prurient), nati come ninnenanne elettroniche per sconfiggere il jetlag, o gli esperimenti di techno oscura e acida realizzati con gli alias Skarn e Slumberman. Fino ad „Avanti“, l’opera che un anno fa ha portato al Locomotiv, nella quale il suono e le immagini in Super 8 della sua infanzia si compenetrano tra malinconia e memorie personali. Più che un musicista, un intellettuale.
Insieme a lui stasera un altro talento italiano: Matte Vallicelli. Dalla batteria degli Endless Inertia (da allora di anni ne sono passati almeno dieci) fino a quella dei Soft Moon, attraverso punk, hardcore, garage e new wave (nel mezzo: Revolution Summer, Smart Cops, Wildmen e Death Index). Da Forlì a Berlino via Roma. E un ritmo sempre serrato nel fare cose, nel farle anche con una certa disciplina, che poi è forse la variabile che ti porta a essere il primo italiano a pubblicare su Captured Tracks, insieme ai tour all’estero con la tua band (di turno). Un ritmo che, anche se passi dalle percussioni a fare dischi da solista completamente elettronici, è sempre parte del discorso, seppur in una forma diversa. Con l’esordio Primo e più di recente con l’EP 47100 (il CAP della sua città d’origine), condiviso con Giuseppe Coluccelli, le frequenze si fanno oscure, ipnotiche, talvolta horrorifiche o ai limiti della techno, altrove con echi di library music, cosmiche, droniche.
Serata imperdibile.
Geschrieben von Squagghia