Il surriscaldamento globale, o chiamatelo pure, in maniera più edulcorata, „cambiamento climatico“, non è un fenomeno da accostare a un colore politico e non può essere usato come pretesto per far scaturire lotte ideologiche che nulla hanno a che vedere con la salvaguardia del pianeta. Il rispetto dell’ambiente dovrebbe interessare chiunque respiri, persino chi è abituato a non angustiarsi mai di nulla, a meno che quel nulla non diventi un pericolo per il proprio orticello privato. I vari governi mondiali, a dispetto dell’odierna tendenza a una certa ruffianeria fintamente ecologista, si guardano bene dall’entrare a gamba tesa per contrastare le emissioni di CO2 e i mercati, parimenti, tentennano sempre all’idea di investire in imprese cosiddette „sostenibili“. Mentre ci si mantiene occupati a sprecare inutilmente corrente e a litigare sui social in risposta al bisogno narcisistico di affermazione del sé, i fondali oceanici e marini, saremo anche ampollosi nel ribadire ciò, continuano impotenti ad accogliere miliardi di detriti plastici e vari altri scarti antropici. E laddove noi ignoriamo l’inquinamento la terra invece non lo fa, lasciandoci intendere che le conseguenze di questo solleticarla incessantemente in modo molesto saranno sempre più nefaste. A riprova di ciò, è sufficiente osservare la drammatica incidenza data dalla furia di eventi meteo sempre più immani, violenti, tristemente catastrofici.
Se sensibilizzare le persone al rispetto dell’environment che ci ospita può essere per molti inteso come un mero atteggiamento utopistico, per CinemAmbiente è una sfida ostinata che si dilunga da oltre due decenni, grazie al suo sviscerare visioni che sanno far male in modo doveroso. Fra esse si colloca anche Rebuilding Paradise, docu-film di Ron Howard in apertura a questa edizione 2020, eccezionalmente autunnale. Non alieno al genere documentaristico, l’ex attore nerd di Happy Days affronta qui la drammatica attualità degli impressionanti incendi, alimentati dall’estrema siccità, di cui la California pare ormai essere vittima in maniera sistematica. Le riprese sono state effettuate a Paradise, ridente cittadina che nel 2018 si è vista radere rapidamente al suolo dall’infernale Camp Fire, fra gli incendi più devastanti della storia americana. Altro lavoro messo in evidenza dall’organizzazione del festival – oggi patrocinato direttamente dal Museo del Cinema di Torino -, è poi The Great Green Wall, film che decreta il ritorno di Jared P. Scott, regista già noto agli spettatori di CinemAmbiente per il suo The Age of Consequences. Scott, stavolta, sonda la disperata situazione dell’area di Sahel, avamposto del cambiamento climatico in cui gli effetti dello stesso continuano inevitabilmente a tradursi in carestie e migrazioni di massa. Le speranze di un mutamento, per la regione africana, sono oggi riposte nella „Grande muraglia verde“, ambizioso prospetto di riforestazione con cui si tenta di contrastare siccità e desertificazione e che prevede l’innalzamento di una barriera di 8.000 chilometri, interamente fatta di alberi, lungo tutto il Continente.
Come da tradizione, CinemAmbiente sarà inaugurato dall’annuale report sullo stato di salute del pianeta, stilato e interpretato dal meteorologo pop Luca Mercalli, con una particolare attenzione agli effetti positivi che il recente lockdown ha effettivamente sortito rispetto alla diminuzione dell’avvelenamento dell’aria. Sessantacinque i film, tra lungo, medio e cortometraggi (molti dei quali previsti, causa restrizioni pandemiche, sulla piattaforma streaming del sito MYmovies), selezionati fra ventisei nazioni, con un occhio di riguardo alla realtà dei movimenti giovanili. Del noto Fridays For Future ne viene offerta una panoramica ravvicinata in Ragazzi irresponsabili, in cui il regista Ezio Maisto ha avvertito la necessità di indagare le ragioni, gli obiettivi, le contraddizioni e le reali prospettive di un movimento che chiede di essere preso seriamente e che si ispira alla tanto chiacchierata paladina del neo-ambientalismo Greta Thunberg (già apparsa in pubblica piazza a Torino, nel dicembre dell’anno scorso).
Geschrieben von Simone Gall