Proiezione de „George – The Story of George Maciunas and Fluxus“, di Jeffrey Perkins (Stati Uniti 2020 – v.o. sott. it, 128’).
Fluxus è stato definito dall’artista Eric Andersen “un movimento composto da una sola persona”. Infatti, straordinario merito dell’architetto e designer lituano George Maciunas fu di costruire (in tempi per-internet) un network mondiale di artisti che traversava l’America, il Giappone, l’Europa e la stessa Cortina di Ferro (Fluxus East, coordinato da Milan Knizak), costruendoci attorno un impianto teorico e politico-sociale che però non era necessariamente condiviso da tutti i suoi membri allo stesso modo.
Fu solo nel 1966 che Dick Higgins coniò il termine Intermedia, per definire l’aggressione alle categorie separate dell’arte, le singolari fusioni tra poesia, arte concettuale e scultura e l’annullamento della distanza tra performance “musicale” e “teatrale” rappresentate da molti “eventi” Fluxus.
In tutto ciò ebbe una forte influenza John Cage, con le lezioni che tenne alla New School for Social Research di New York tra il 1956 e il 60. Tra i presenti ai corsi si trovavano anche artisti che non avevano nessuna preparazione musicale e venivano dalla pittura (come Allan Kaprow, George Brecht, Al Hansen), poeti come Jackson Mac Low e Dick Higgins, il compositore Toshi Ichiyanagi ed altri. Su tutti, le radicali concezioni di Cage sull’indeterminazione rispetto alla performance, sulla composizione intesa come creazione di un processo invece che di un oggetto, e su una notazione che non necessariamente deve fare riferimento ai suoni ma può venire applicata a qualunque azione, produssero una profonda influenza nel portare sullo stesso piano l’aspetto visivo e sonoro dei loro lavori.
Fu sempre alla New School ma è quando la cattedra era passata a Richard Maxfield che George Maciunas incontrò La Monte Young, che dal dicembre 60 stava organizzando una serie di concerti nel loft di Yoko Ono a Chambers Street (Terry Jennings, Henry Flynt, Jackson MacLow furono alcuni dei dedicatari di queste serate monografiche).
Fu nell’aprile ’61, in occasione dei due concerti di MacLow a Chambers Street, che Young parlò a Maciunas del loro progetto di pubblicare “An Anthology of Chance Operations, Concept Art, Anti-Art, Indeterminacy, Improvisation, Meaningless Work, Natural Disaster, Plans of Action, Stories, Diagrams, Music, Dance Constructions, Compositions, Mathematics, Poetry, Essays”, un’antologia di spartiti musicali e testi che riflettevano la nuova avanguardia il cui progetto era naufragato causa abbandono dell’editore. Maciunas si offrì di occuparsi della stampa e della grafica di “An Anthology…”, anche se infine pubblicata solo nel ’63 divenne di fatto la prima scintilla del network Fluxus: dall’anno successivo, Maciunas cominciò a ideare un ambizioso tour mondiale di “Festum Fluxorum Fluxus”, il primo dei quali, allo Städtische Museum di Wiesbaden nel settembre 1962, viene indicato come l’inizio ufficiale delle attività del gruppo.
Al festival parteciparono tra gli altri George Maciunas, Nam June Paik, Emmett Williams, Dick Higgins, Wolf Vostell, Alison Knowles, Ben Patterson, Robert Filliou e Frederic Rzewski, che eseguirono non solo composizioni proprie ma anche di John Cage, Philip Corner, Takehisa Kosugi, Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti, Terry Riley, Yoko Ono, Toshi Ichiyanagi, Robert Watts, George Brecht, Jackson MacLow e La Monte Young.
Nello stesso anno si tenne a Dusseldorf il “Neo Dada in der Musik” organizzato da Paik, e nel ’63 Charlotte Moorman fondò il suo “Annual Avant-Garde Festival of New York”, una manifestazione in cui confluiscono sperimentazioni musicali Fluxus e altre nuove tendenze artistiche quali la video art, l’arte cinetica, etc.
Nel 1964, sempre prendendo le mosse dalla lezione di John Cage, nacque a Madrid il Gruppo Zaj, formato da Jose Luis Castillejo, Ramires Cortés, Esther Ferrer, Juan Hidalgo, Walter Marchetti, Tomás Marco e Eugenio de Vicente.
Movimenti come la video arte (Nam June Paik, Wolf Vostell), la performance (Yoko Ono) e l’arte concettuale (George Brecht) vennero letteralmente inaugurati da artisti Fluxus, ma Maciunas aggiunse una forte componente ideale e utopica al movimento, spingendo sull’esigenza primaria di avvicinare il più possibile Arte e Vita, de-professionalizzando e democratizzando l’esperienza artistica. Le edizioni da lui prodotte per il negozio Fluxus di New York non erano numerate né firmate e venivano vendute al minor costo possibile; il mercato delle gallerie d’arte veniva rifiutato, e partiture come “Drip Music” di George Brecht (“Fai gocciolare acqua in un recipiente”), la “Disappearing Music for Face” di Mieko Shiomi (“Passa gradualmente dal sorriso al non sorriso”), i poetici suggerimenti di Yoko Ono (“Ascolta il suono della Terra che ruota”), o le istruzioni di Ben Patterson sui vari modi di produrre suoni con pezzi di carta, erano intese, una volta pubblicate nelle pubblicazioni Fluxus a basso costo, come un invito rivolto al lettore a “eseguirle” lui stesso, e a scoprire che l’esperienza estetica non necessita di una preparazione specialistica, e che può scaturire da qualsiasi banale azione quotidiana.
Pur tra i continui litigi, scomuniche e prese di distanza con cui cercava di difendere le sue concezioni del movimento, il comunitarismo utopico di Maciunas proseguì fino agli ultimi anni, quando cercò di comprare un’isola, Ginger Island, nelle Isole Vergini Britanniche ad est di Porto Rico, per stabilirvi una Colonia di artisti Fluxus, che avrebbero dovuto abitato in Fluxhouses da lui progettate. (Walter Rovere)
Geschrieben von LR