„Siri come si risolve la crisi climatica?“ A parte googlare la domanda, Siri non saprebbe dirci altro. I Don’t Know How To Respond To That è la risposta che gli assistenti virtuali come Siri danno quando non riescono a trovare una soluzione alle nostre richieste. Da quest’affermazione parte la riflessione della nuova edizione di PhMuseum Days, festival internazionale di fotografia che quest’anno ruota attorno al rapporto tra l’uomo e la tecnologia e le sue conseguenze.
L’evento, curato e organizzato da PhMuseum, si svolgerà dal 22 settembre all’1 ottobre 2023 presso lo Spazio Bianco di DumBO e altri spazi della città di Bologna ospitando un ampio programma di mostre, talk, proiezioni, letture portfolio e una sezione dedicata all’editoria fotografica indipendente.
Il festival è stato anticipato da una preview presso il PhMuseum Lab inaugurata a maggio scorso RAM_4.0 della portoghese Sara Bastai, progetto nato da una conversazione con un’Intelligenza Artificiale. Bastai, dopo aver inviato alcune foto contenute nel suo smartphone a un algoritmo che analizzava le immagini e descriveva ciò che osservava, ha fotografato nuovi scenari sulla base delle didascalie generate dall’AI realizzando un lavoro che si interroga sulla memoria e la rappresentazione aumentata della società.
La statunitense Brea Souders nel suo progetto editoriale Another Online Pervert dialoga invece con un chatbot alternando una serie di sue fotografie per un’esplorazione unica di come una macchina e un essere umano possano imparare l’uno dall’altro e costruire una storia condivisa.
Altro tema al centro del festival, e che torna inevitabilmente quando si parla di nuove tecnologie, è il rapporto tra reale e virtuale: West of Here di Leonardo Magrelli sembrerebbe a prima vista un classico reportage fotografico di Los Angeles, sebbene si tratti di Los Santos, città fittizia in cui è ambientato il videogioco Grand Theft Auto V. Trasformate in bianco e nero dall’autore, le immagini perdono in questo caso il loro carattere originario, confondendo la distinzione con la realtà.
Una delle ospiti di punta del festival sarà la fotografa Penelope Umbrico, che da sempre indaga con fare artistico la crescente produzione e il consumo di fotografie sul web. La sua mostra Out of Order si concentra sull’onnipresenza dei dispositivi e degli schermi nelle nostre vite e sul peso del loro ciclo “vitale”, utilizzando le immagini raccolte per mappare i loro cambiamenti e il nostro rapporto con essi nel tempo.
Il profondo e complesso intreccio tra tecnologia e vita contemporanea è anche al centro della mostra Known and Strange Things Pass dell’inglese Andy Sewell, lavoro che ribalta la nostra percezione degli oggetti che ci circondano partendo da alcune fotografie scattate su entrambe le sponde dell’Atlantico, in luoghi dove passa la gran parte della cablatura di Internet.
La lente si sposterà poi sull’ecologia con Non Technological Devices della francese Chloé Milos Azzopardi, sicuramente uno dei lavori più suggestivi di quest’edizione. Attraverso una visione immaginifica e poetica del futuro, l’artista plasma dei „cyborg organici“ grazie all’invenzione di „dispositivi non tecnologici“, ovvero strumenti compositi realizzati con elementi naturali raccolti e assemblati per imitare i dispositivi tecnologici che popolano la nostra vita quotidiana.
Sull’impatto ambientale di internet e dell’aviazione si concentra invece Flyin’ High del duo italiano The Cool Couple, simulazione virtuale di un’ora di volo da Milano a Roma a bordo di un aereo digitale, che è anche un NFT. Acquistarlo, teoricamente, corrisponde a salire su un aereo per davvero e inquinare allo stesso modo, consumando la stessa quantità di anidride carbonica.
Uno dei focus riguarda, infine, il tema del linguaggio con due lavori in particolare: captionthis di Luca Massaro, progetto sulle connessioni mutevoli tra immagine e parola oggi, sulla scomparsa della scrittura e sulle rappresentazioni mimetiche e memetiche; Security Questions di Daniel Everett che, partendo dalle domande di sicurezza degli algoritmi per confermare l’identità „umana“, affronta il divario tra la complessità di una persona e i sistemi tecnologici che utilizziamo per differenziare l’umano dal non-umano.
Anche quest’anno PhMuseum Days si espande oltre lo Spazio Bianco di DumBO per consolidare il rapporto con la città e alcuni operatori culturali con diverse mostre tra spazi pubblici e privati, a partire dall’installazione collettiva I Don’t Know How To Respond To That nel Cortile della Biblioteca dell’Archiginnasio con le 40 foto di artisti e artiste internazionali selezionati tramite una open call attorno al tema di quest’edizione.
Grazie alla nuova collaborazione con GALLLERIAPIÙ, negli spazi della galleria sarà possibile visitare dal 20 settembre (inaugurazione ore 18-21) all’1 ottobre Deposit dell’artista inglese Felicity Hammond (Regno Unito, 1988), una serie di collage digitali che esplora il rapporto tra data mining, estrazione di minerali e i dispositivi che ne mediano l’incontro ipotizzando un materiale del futuro, formato dai rifiuti industriali e dai sottoprodotti della crescita tecnologica.
Al Cassero LGBTI+ Center, Namsa Leuba (Svizzera-Guinea, 1982) porta la sua ultima serie di opere Illusions, in cui i membri della comunità LGBTQ+ di Tahiti riecheggiano lo stile visivo di Gauguin per un’interpretazione che sovverte le tipiche immagini „tropicali“ dell’arte moderna che feticizzano l’immagine del corpo femminile „esotico“.
Le bacheche affissive di via dell’Abbadia curate da CHEAP ospiteranno, infine, Appunti per un’Orestiade Africana – A Democracy in Fatigue di Gloria Oyarzabal (Spagna, 1971), lavoro che riflette sullo sguardo e sul potere postcoloniale, ispirato dall’(auto)critica che emerge nell’omonimo film di Pasolini durante un dialogo tra il regista e un gruppo di studenti africani.
Geschrieben von LR