Per provare a dare una definizione dell’estetica musicale dei Deerhoof, cosa tutt’altro che facile, forse la soluzione migliore sarebbe citare il nome della loro attuale etichetta: Joyful Noise. Tanto rumorosi quanto euforici e melodici, eclettici per vocazione, con un approccio libero a mondi sonori apparentemente distanti ma grazie a una creatività combinatoria fuori dal comune il risultato è spesso e volentieri un magico equilibrio tra esperimenti avant rock/noise e irresistibili ritornelli pop.
Da quasi trent’anni Satomi Matsuzaki e soci rivoltano e riscrivono l’immaginario indie disco dopo disco, come se ci fosse un buco nero che ogni volta li inghiotte per poi riapparire in una veste differente. O forse è sempre la stessa band, colma di colori musicali e sana follia, solo proveniente da una San Francisco diversa, da una dimensione parallela.
Ulteriore conferma ce la dà “Miracle- Level”, diciannovesimo album in carriera uscito lo scorso anno che, oltre a essere ispirato e spassoso, già di partenza presenta due novità assolute: è il primo album interamente cantato in giapponese e registrato in un vero studio anziché nei consueti spazi ad hoc scelti dalla band.
Geschrieben von Matteo Quinzi