Sei in un pub di Liverpool. Uno qualunque. Chiami la cameriera per ordinare. Si volta ruotando la testa, accenna un sorriso, che pende da una parte. Ha un piercing al naso e i capelli che le toccano appena le spalle. Passano venti minuti, e finalmente arriva il burger con le patatine, assieme alla pinta di stout che tanto aspettavi. Finisci per scambiare due chiacchiere col tipo che ti ha servito e quando gli dici che sei italiano, lui compiaciuto risponde che ha a casa una maglietta del Napoli, che è stato a Verona e gli è piaciuta un sacco. Ha le guance rosse, la barba riccia, sembra innocente e pensi a come sia la sua vita. È una serata ordinaria, ma per qualche motivo la ricordi con piacere.
Passano gli anni, e Hannah Merrick e Craig Whittle sono un diamante sempre più sgrezzato nella scena alt-rock contemporanea. Fare esperienza dei King Hannah significa approcciare la loro intimità, e dunque la loro vulnerabilità, in ambientazioni di stampo cinematografico, tanto semplici e quotidiane, quanto emozionalmente sapide. È un dialogo continuo tra i due: i fraseggi di chitarra di Craig, vividi e pastosi, e il canto parlato di Hannah, dal timbro caldo e dai toni rilassati, profondi, romantici e oscuri, avanzano di pari passo dandosi la mano, volteggiando l’uno attorno all’altro e senza invadere gli spazi altrui. Viaggiano assieme, proprio come nell’esperienza on the road fatta durante il tour negli Stati Uniti, i cui paesaggi e le cui storie hanno avuto una forte influenza nella realizzazione del secondo album „Big Swimmer„.
Tra psych-rock, folk, blues, country, trip-hop e post-rock, i King Hannah incarnano tutte le loro reference di spessore, tutti i loro dèi musicali, che riemergono in una sintesi nuova, fortemente personale e identitaria. Un’alchimia complessa, un equilibrio perfetto.
Che sia un regno prosperoso e duraturo!
Geschrieben von Pietro Pascolini