L’idea di andare a Bucarest nasce per caso. Mi lascio convincere da poche cose: cambio valuta, volo Ryanair, Raresh e minimal techno. Saranno almeno 10 anni che non ballo marcette, e il suo b2b di 10 ore con l’amico di sempre Ricardo mi sembra una buona occasione.
Qui in Romania vanno forti con le maratone. Dicono che al Sunwaves una volta hanno dovuto dare una sedia a un dj pelato da tanto stava suonando. Ma questa è un’altra storia.

Raresh è un dj fuori dal coro, lo è sempre stato. Di poche parole, lontano dai social, uno dei pochi che pensa ancora di mettere al primo posto la sua musica invece che la sua faccia. Il set, tra pareti di cemento, tute Nike d’acetato e fiumi di vodka Red Bull, va avanti fino alle 10 del mattino. Raresh offre lezioni di rominimal. Preciso, imperturbabile, porta questo genere alla perfezione. Sentirlo suonare a casa sua ha sicuramente un altro valore: per lui, che non ha mai deciso di spostarsi altrove, ma mantenere saldo il legame con la sua terra; per noi, che da questa maratona minimal abbiamo capito alcune cose. La prima, è che non si fischia sul dancefloor in Romania, verrete subito redarguiti; la seconda è che c’è speranza perché esistono ancora personaggi come Raresh, i quali credono che il clubbing sia da vivere senza pose. Raresh è l’ultimo dei romantici. Qualcuno prima di me disse: più unico che Raresh.