Le opere di Alessio Rosada, in mostra alla Blu Gallery di Bologna, presentano un tema insolito per il mondo dell’arte. Il giovane artista studia le interazioni innescate dagli organismi decompositori, quali muffe e funghi, con oggetti di uso quotidiano, all’interno di un ciclo vitale dove il limite tra l’inizio e la fine è incerto.
Rosada sceglie con cura le forme più consone alla rappresentazione, catalogando la realtà che lo circonda, fatta di bottiglie, vasi ed elementi domestici, per poi eleggere le figurazioni esteticamente più congrue e renderle vitali in un nuovo e vibrante microuniverso. Questi esperimenti, oltre ad avere alla base una ricerca scientifica sulla possibilità di azione dei funghi e delle loro ife e micorrize, evolvono in un sistema filosofico incentrato sulla ciclicità del tempo e delle sostanze. Gli esseri micologici sono spesso interpretati come distruttori, ma in verità provocano una metamorfosi che tende a rilanciare la materia in un nuovo corso esistenziale. Le tele si popolano così di piccoli esseri che narrano microstorie incastonate in un tessuto fisico vivo, fermenti biologici che creano un isomorfismo tra la trasformazione organica e la creazione artistica. Attraverso una tecnica pittorica originale, l’artista riesce a fondere il campo inanimato e statico con l’energia invisibile ma ovunque presente a livello epidermico, grazie a spore e muffe germinanti. Le forme ieratiche, di richiamo morandiano, si animano di una nuova realtà, in un percorso in cui scomposizione e ricomposizione di particelle, forme, tessuti e colori si susseguono. Le opere si muovono su dimensioni spazio-temporali ambigue, in cui l’evoluzione corporea ha i tempi lenti dei processi biologici, che bloccati sulla tela creano l’effetto di una spiazzante metafisica. Tuttavia, l’artista si sottrae alla staticità attraverso una doppia strategia. Da un lato, i suoi quadri brulicano di microrganismi, sciami di insetti, invertebrati e larve che aprono a minuscole narrazioni di storie, in dialogo con il visitatore. Dall’altra, la tecnica stessa utilizzata muove il colore in un costante fermento estetico. Il puntinato, riprendendo la dot art e la pittura aborigena del XX secolo a sfondo sciamanico, si fa così piccolo da far emerge le particelle più invisibili ed intime della materia, all’interno di varie granulometrie ottenute mischiando colori ad olio, polvere di marmo e di vetro. Il risultato viene applicato su tutta l’estensione del quadro, sia i soggetti sia i paesaggi e i cieli creano un universo denso e pieno, un etere pulsante di vite in embrione.
È grazie a questa intensità cromatica e filosofica che lo spettatore si trova davanti ad un ciclo pittorico unico. L’arte di Rosada può avere richiami alla metafisica, note di morandiano, rimandare a composizioni fiamminghe, tuttavia queste influenze sono superate in opere che risaltano per la loro originalità potente, frutto di una ricerca estetica ed esistenziale in evoluzione, come i suoi soggetti.
Geschrieben von Chiara Mascardi