Paraventi, carrelli e tavoli. Strutture mobili e modulabili che permettono alla fotografa Dayanita Singh di creare quelli che lei stessa chiama “musei”. Un racconto per immagini privo di parole nel quale rielabora storia personale e storia collettiva, presenza e assenza, uomo e macchina.
Siamo di fronte ad una visione fortemente personale dell’India, lontano dalle immagini documentaristiche con le quali la stessa Singh ha iniziato la propria carriera negli anni ’80. Dopo gli esordi nel fotogiornalismo infatti, la fotografa si è allontanata dalla prospettiva storica, da quella tipicamente coloniale, per iniziare una ricerca fotografica che unisce documentario e poesia. Le circa 300 fotografie proposte dalla Fondazione MAST mostrano macchinari enormi, processi e metodi lavorativi, grandi fabbriche e stretti archivi e depositi. L’elemento unificatore è quel sentimento di umanità che permette allo spettatore di muoversi nel labirinto di immagini creato riconoscendo esperienze, dolore e speranze.
Un percorso espositivo articolato in serie – Museum of Machines, Museum of Industrial Kitchen, Office Museum, Museum of Printing Machine Museum of Men e File Museum – nel quale Singh, con la sua prima esposizione personale italiana, racconta il lavoro e la produzione, la vita, la sua gestione quotidiana e la sua archiviazione.
La mostra di una delle più importanti figure della storia della fotografia contemporanea continua al livello 0 della Photo Gallery di MAST con Archives e Factories, due proiezioni di altre immagini dedicate rispettivamente agli archivi e alle fabbriche, e con l’installazione del Museum of Chance.
Geschrieben von Guendalina Piselli