Scandagliare, esplorare in profondità la realtà fino a scardinarla e a creare un mondo nuovo in cui si viene catapultati. La pittura dell’artista tedesco Jonas Burger travolge lo spettatore, lo disorienta come per dargli una scossa, risvegliarlo dal torpore, spingerlo ad una riflessione sul mondo passato, presente e futuro. I 37 oli su tela e il titanico lavoro a china, ospitati negli spazi del Museo d’Arte Moderna di Bologna in occasione di ART CITY, diventano strumento di una possibile analisi e comprensione di se stessi.
Le grandi scende di caos fungono da sottotesto, livello emozionale, piattaforma per una bella lotta spirituale, simbolo della necessità dell’uomo di trovare il senso del mondo. Non c’è sangue né violenza nelle opere di Burgert, ma basta osservare la serie dei ritratti, quasi zoom cinematografici, per leggerne il dramma. Nelle composizioni turbinose l’immagine femminile appare l’unico punto di appiglio possibile stagliandosi solida e forte, simbolo di consapevolezza e di orgoglio, mentre le nostre paure più profonde vengono portate in superficie.
La pittura di Jonas Burgert ha la capacità di trasformare il contenuto, la narrazione, in atmosfera. La storia, la coesistenza dell’innovazione e dell’eternità nella società e in ciascun individuo, vengono trasformati, elevati ad un livello astratto. Le idee vengono tradotte in qualcosa di a-temporale, capaci di colpire ciascuno di noi. Quei cumuli di individui, umani e non, così uniti e così contemporaneamente divisi, fanno affiorare il conflitto eterno tra l’io, con le sue necessità individuali, e il gruppo, conseguenza di bisogno di aggregazione. Ed è qui, in questo smarrimento, che i colori squillanti e i simboli di unione tentano di venirci in aiuto.
Geschrieben von Guendalina Piselli