Ne avevamo già sentito parlare prima delle amministrative del 2016. La proposta del sindaco della notte in quel caso era arrivata da Coalizione Civica che aveva individuato come perfetto aspirante l’ex assessore alla Cultura bruscamente silurato Alberto Ronchi.
L’idea nasceva da un esperimento già attivo in altre città, introdotto per la prima volta ad Amsterdam nel 2012 e diffusosi poi velocemente in tutto il mondo (Londra, Zurigo, Berlino, Parigi, Rio De Janeiro, Miami, Buenos Aires, Barcellona, New York, ecc.) fino ad arrivare anche a Firenze.
Il presupposto di base è che la notte costituisce una parte importantissima della vita e dell’economia delle città – anche se con la pandemia è stata praticamente annullata – ed è per questo che non basta gestirne solo la „sicurezza“ (come invece spesso succede), ma anche la salute pubblica, gli spazi urbani, la mobilità e il fermento culturale.
A riportare il tema nella nuova campagna elettorale ci sta provando la Sinistra Universitaria, che in vista delle elezioni comunali del 2021 ha redatto un documento con le proprie proposte da presentare alle forze politiche della Sinistra bolognese. Tra queste, appunto, quella di un sindaco per la notte, in pratica un assessore con una specifica delega al presidio della città nelle ore in cui gli uffici comunali sono chiusi.
„Date le specificità di una città come Bologna – si legge – brulicante di studenti soprattutto nella zona universitaria, ci sembra arrivato il momento di potenziare la mediazione tra politica e territorio. La proposta di introdurre una delega ad hoc per curare i rapporti con l’Amministrazione Comunale e le zone maggiormente vissute nelle ore notturne, intese non solo come zone geografiche, ma centri di interesse al fine di incentivare un dialogo continuativo tra Università come istituzione e Università come comunità. Il sindaco della notte sarebbe un intermediario costante tra le parti interessate dalla vita notturna della città“.
Riguardo, invece, alla specifica zona universitaria le proposte sono molte: l’apertura alla comunità dei locali e dei cortili dell’Università, anche quelli meno centrali, in accordo tra Ateneo e Comune, per utilizzare questi spazi anche in orari serali e nel fine settimana con eventi culturali; la trasformazione di Piazza Verdi in un amplificatore di iniziative presenti altrove come, ad esempio, il cinema in Piazza Maggiore o i concerti del Teatro Comunale che potrebbero essere proiettati in streaming; la promozione di bicchieri di plastica riutilizzabili e vuoto a rendere; casette dell’acqua; orario più ampi per le biblioteche e le aule studio; un tavolo tra residenti, commercianti della zona universitaria, Ateneo e componente studentesca per ridurre le criticità, ecc.