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Come stanno le librerie indipendenti? | Volumina

Geschrieben von Greta Biondi il 25 Juni 2025

Foto di Arianna Brogio

Bologna ha un po’ di febbre, ma come se la passano le sue librerie indipendenti? Ecco la nostra nuova rubrica a cura di Greta Biondi.


In Via Arienti, al numero 2, c’è una vetrinetta dove la mattina batte il sole, se Bologna decide di essersi momentaneamente stancata dei suoi proverbiali cieli bianchi. Io, che spesso gioco a passeggiare, ci sono finita per la prima volta un po’ per caso e un po’ su consiglio di un’amica, che spalancò gli occhi meravigliata quando scoprì che non la conoscevo ancora – dopo tutti questi anni a Bologna: ‘Com’è possibile, devi assolutamente passarci, quel posto è un gioiello!’.
E così fu.

Volumina lo è davvero, un gioiello – e un portagioie al tempo stesso. A partire dal nome…

Greta: Eccoci qua, iniziamo dal principio. Volumina, il nome di questa libreria: toglimi una curiosità, come si pronuncia?

Giovanna: «Dunque, si pronuncerebbe con accento alla latina: Volùmina, plurale di volūmen, rotolo di papiro, volume, libro, come opera intera o parte di essa», mi spiega Giovanna, libraia e proprietaria della libreria, che trovo intenta a catalogare libri a mano, prezzo a matita e tutto il resto.
«Però ormai, dopo tutti questi anni, mi sono felicemente arresa anche alla pronuncia diciamo alla bolognese: Volumìna, che pure è carino. Ad ogni modo, a suo tempo decisi di chiamarla così per il mio grande amore per gli studi classici e per il mondo dell’archeologia, che è stata la mia occupazione prima di decidere di aprire questa libreria. Mi sembrava proprio il nome giusto per il posto che avevo in mente.»

Mi sembra perfetto, infatti. Ma dimmi, Volumina è sempre stata come la vedo oggi?

«Sì e no. Prima era una libreria specializzata in testi quasi prettamente archeologici, appunto. Oggi sono una libreria dell’usato a tutto tondo, invece. Però se mi stai domandando invece se ci sono stati cambiamenti di sede e di dimensioni: no, sono sempre stata qui, in questa stanzetta piena zeppa di libri in una viuzza laterale di Via Castiglione, dal 2006. In diciannove anni di attività non mi sono mai mossa, e credo che mai succederà. Qui sono a casa, e ogni giorno mi guardo intorno e stupisco della bellezza di questa zona quando arrivo e torno a casa dal lavoro. L’arco, il torresotto, le curve che fa la strada salendo lievemente, il liceo Galvani… Sto bene in questa piccola libreria controcorrente che conta oltre 15 mila volumi. Forse l’unico sogno sarebbe arrivare a 20 mila. Ma non c’è fretta… alla fine, Volumina ha appena compiuto la maggiore età.»

Foto di Arianna Brogio

Maggiorenne, quindi… auguri! E invece, com’è cambiata la zona intorno a te, se lo ha fatto?

«Decisamente, e tristemente sì, molto. Vedi, qui intorno c’erano vari negozietti: una latteria, un fruttivendolo… Ora tutto è stato riconvertito in un garage, un passo carraio, alcune in abitazioni… Io sono l’ultimo esercizio commerciale rimasto nell’intera via. E questo mi dà da pensare. Anzi, sai che c’è chi mi dice che non sono in centro? Disto letteralmente sette minuti a piedi dalle due torri, eppure siamo sempre meno abituate a camminare al di fuori dei percorsi tracciati, delle grandi vie dello shopping e del food. Qua ci devi venire se ti avventuri, se svolti l’angolo, se passeggi senza meta, ed è esattamente quello che mi piace di questo posto. Non ti nascondo che a volte è un po’ solitario, ma poi ci sono giorni in cui entrano tante persone e ti ritrovi quasi come al bar.»

Infatti, chi è la tua clientela tipo, se c’è?

«Io qui ho dal Marcovaldo a 2 euro al libro raro, per bibliofili incalliti. Ad esempio, guarda lì: quella è una prima edizione di Morte a Venezia di Mann, che è piuttosto preziosa. L’ho messa di faccia, per far vedere la copertina, che è splendida, ma non l’ho diviso dagli altri in alcun modo. Sta sul suo scaffalino, alla lettera M, insieme al resto. Questo perché Volumina ha una duplice anima: libreria di quartiere dell’usato e d’occasione e studio bibliografico, con volumi rari e ricercati. Quindi, va da sé, la mia clientela si divide tra collezionisti/bibliomani (evviva!) che cercano la perla; studenti e studentesse che vengono qui per acquistare classici a prezzi convenienti cercando giustamente di risparmiare un po’; e residenti del quartiere, spesso piuttosto anziani, che riescono a raggiungermi con facilità e per i quali io offro alcuni servizi di base. Ad esempio, ordino o reperisco libri per chi non ha la possibilità di prenderli online o di spostarsi fino a librerie del nuovo più distanti. Insomma, sono anche un piccolo avamposto di questo tipo, e mi fa molto piacere. In poche parole: sogno da una parte di avere titoli sempre più numerosi e raffinati, senza mai perdere però la vicinanza al quartiere e ai libri d’occasione».

«Se non si gira l’angolo, le librerie fuori dai centri di gravitazione del consumismo chiudono, e non ci si dovrebbe meravigliare di questo»

E tu, come reperisci tutti questi tesori?

«Molti volumi vengono da collezioni di librerie in case dismesse. Le famiglie si rivolgono a librerie dell’usato come me per far sì che i libri tornino in circolo: è una forma di recupero splendida, di grande valore e utilità, secondo me, perché i libri vengono restituiti al pubblico, offrendo una possibilità di lettura in più. Altri vengono da mercatini specializzati: per questi mi dà una mano soprattutto mio padre, che come me, per fortuna, è un accumulatore seriale di volumi, oltre che un grande lettore e conoscitore attento di questo ambito da molto tempo. Devo molto al suo supporto e alla sua esperienza, e mi reputo davvero fortunata».

Classica domanda che ti faranno in molti: ma tu, questi libri, li conosci e li hai letti tutti?

«Sai, chi fa un lavoro come il mio non ha a disposizione gli stessi strumenti di una libreria del nuovo. Per dire, le sinossi e le schede tecniche… Devo trovare le informazioni da sola, fare ricerca, orientarmi in un ambito che non è solo letterario ma anche editoriale. Per questo lo ritengo un grande esercizio di conoscenza ma soprattutto di umiltà. Non ho letto e non conosco tutto, ovviamente, ed è proprio questo il bello: riconoscere che al mondo ci sono molti più titoli di quelli che una persona da sola può anche soltanto sfogliare in una vita intera, e va bene così. Ogni giorno scopro qualcosa, anche semplicemente riordinando i libri in pile, catalogando, cercando il loro valore di mercato online. Pensa che mole di lavoro per i librai di volumi antichi o settecenteschi… Io qui tratto principalmente titoli del mercato usato del Novecento, che comunque però è stato il secolo con più produzione letteraria in assoluto! Non si finisce mai. Per dire, ho scoperto da qualche tempo un’autrice, Fabrizia Ramondino, che non conoscevo, e me ne sono innamorata. È un mestiere estremamente istruttivo, e anche se talvolta può essere disorientate, alla fine una bussola per orientarsi la si trova».

Immagino sia davvero complesso. Come ti muovi e come ti orienti per selezionare i titoli per la vendita?

«Ovviamente il mio processo decisionale è cambiato molto nel tempo, da quando ero una libreria specializzata ad oggi. Cerco di prestare attenzione e dare uguale dignità a entrambe le mie anime, con un occhio (il terzo) alle dinamiche editoriali, alle sue ‘mode’… Bisogna sempre capire dove va il mercato, forse soprattutto se si lavora con l’usato. Per dire, c’è stato il grande recupero dei libri di Pasolini per il centenario della nascita nel 2022, e ora si va nella direzione della riscoperta di voci come Carla Lonzi, Joyce Lussu, Sibilla Aleramo, anche grazie ad alcune ristampe. Cercando bene si trovano tesori incredibili, ad esempio delle prime traduzioni in italiano di libri che poi sono diventati dei giganti della letteratura, per dire Steinbeck; o delle vecchie collane dalla grafica ricercatissima e dal formato veramente tascabile, volumi che entravano alla perfezione nelle tasche delle giacche da uomo… E comunque, in generale per me avere a che fare con dei libri appartenuti ad altre persone rappresenta qualcosa di magico, di intimo, proprio come la lettura in sé per sé, alla fine… Mi definirei una che va a zonzo per i classici, affondando spesso e volentieri con curiosità nella storia dell’editoria, che è anche la storia della nostra cultura. Nel tempo ho acquistato, accumulato e catalogato come una matta. Ma anche adesso su molti libri mi prendo del tempo per riflettere, prima di definire un prezzo di mercato. Bisogna saper dare il valore giusto alle cose rispettando la volontà ultima della libraia, che è quella che i libri circolino il più liberamente possibile. E io voglio smuoverli.»

Foto di Arianna Brogio

Penso che non sia stato sempre facile tenere aperto un posto come questo, vista anche la scomparsa delle librerie specialistiche e dell’usato a Bologna…

“Esatto. Ho superato la grande crisi del 2012 reinventandomi, cercando di superare il disastroso calo delle vendite e l’enorme momento di sconforto. Sai, a quei tempi potevo vendere un solo libro a settimana. Ma come potevo pensare di abbandonare Volumina? Chiudere non era un’opzione, dopo tutto l’investimento personale e professionale che avevo messo in questo posto: anima, risorse, tempo, cuore. Ho aperto questa libreria che avevo poco più di trent’anni, da sola, grazie in parte anche a delle agevolazioni statali e al supporto della mia famiglia. Ero l’ultima arrivata ai tempi, e ci ho messo tutta la mia buona volontà e tutti gli strumenti a mia disposizione per superare i tempi più difficili. Ho anche iniziato a pubblicizzare sui social e online, anche se credo che i libri di questo tipo vadano raccontati, visti dal vivo, conosciuti di persona, insomma… Ad ogni modo, ho superato quei momenti bui tenendo duro e a testa bassa, cercando di non buttarmi giù, resistendo. Per questo mi reputo un po’ una libraia resistente, proprio come i libri che ospito».

Eccoci quindi alla fine. Cara Volumina, come te la passi?

«Oggi lo scontrinato (che dire fatturato mi fa impressione) è tale da permettermi di restare aperta, pagare l’affitto e tutte le spese, insomma… continuare a fare quello che faccio al meglio che posso. Certo non diventerò mai ricca, dato che si tratta comunque per la maggior parte di libri d’occasione; quindi, hai voglia sommare 5 euro e 3 euro… Ma fare un lavoro che è quello che si vuole davvero fare è qualcosa di impagabile. Vorrei chiudere con un appello: se non si gira l’angolo, le librerie fuori dai centri di gravitazione del consumismo chiudono, e non ci si dovrebbe meravigliare di questo. Perché dipende in parte anche da noi: le librerie vanno frequentate. Giriamo l’angolo, facciamo una passeggiata al di fuori dei percorsi battuti casa-lavoro-shopping, quando si riesce. Insomma, infiliamoci nei vicoletti.»