VIE, il festival di teatro, danza, musica e performance organizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione, quest’anno giunge alla XV edizione. Da venerdì 21 febbraio fino a domenica 1 marzo nelle città di Modena, Bologna, Cesena, Carpi e, novità di quest’anno, anche Spilamberto, vanno in scena quattordici spettacoli, fra cui sette produzioni ERT, tre prime assolute e sei prime nazionali. Il programma completo lo trovate qui.
Per l’occasione, la nostra rubrica creata in collaborazione con ERT Fondazione prende una forma speciale ospitando ben quattro playlist su altrettanti spettacoli raccontate dai rispettivi protagonisti.
Chi ha ucciso mio padre di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini è la riscrittura del testo dell’autore francese Édouard Louis, diventato un vero e proprio caso letterario internazionale a soli ventun’anni con il romanzo autobiografico Farla finita con Eddy Bellegueule: un dialogo per voce sola con Francesco Alberici, che s’interroga sulle conseguenze della politica sulla vita personale di ogni singolo e in particolare su quella del padre, piegato dal lavoro e dalle difficoltà, e sul legame difficile tra un figlio e un genitore profondamente diversi. In prima assoluta il 22 e il 23 febbraio al Teatro delle Passioni di Modena.
Get your shit together di Luca Carboni e Gabriel Da Costa parte dalla storia reale di un uomo che una notte d’estate ha trascorso sei ore davanti a un erogatore di benzina senza fare nulla, indagando le cause di questa sua immobilità: una crisi di panico, un burn-out, un momento di riflessione o un atto di ribellione? Lo spettacolo dei due artisti, che da tempo collaborano alla creazione di lavori che uniscono performance, teatro, art-video e nuove tecnologie, debutta dal 14 al 16 febbraio al Teatro delle Passioni di Modena, con replica dal 25 al 27 febbraio all’interno di VIE festival.
Sempre al Teatro delle Passioni di Modena, Marco D’Agostin presenta in anteprima il 29 febbraio e l’1 marzo il suo nuovo lavoro, BEST REGARDS. In una sorta di lettera impossibile scritta a qualcuno che non risponderà mai, D’Agostin danza un tributo pop a Nigel Charnock, performer e autore dei DV8 Physical Theatre scomparso nel 2012 e con cui lo stesso danzatore ha lavorato.
Storm Atlas, al Teatro Comandini di Cesena il 28 febbraio, è infine il live concert di Dewey Dell, la compagnia italiana di danza e teatro di ricerca, divisa tra Cesena, Berlino e Vilnius e composta da Teodora, Demetrio, Agata Castellucci ed Eugenio Resta.
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Chi ha ucciso mio padre, di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Aqua – Doctor Jones
L’unica canzone presente nello spettacolo e la prima che vi segnaliamo è una canzone tra quelle di un gruppo musicale degli anni 80, gli Aqua, “Doctor Jones” che viene nominata dentro al testo di Edouard Louis. Lui racconta di una serata a casa dei genitori in cui da ragazzino con alcuni amici organizza un concerto finto di questo gruppo dove lui fa la cantante.
PNL – A L’Amoniaque
La seconda canzone non è una canzone che usiamo in scena, ma che da quando uno dei nostri studenti dell’Accademia Silvio D’Amico ce l’ha presentata in un’improvvisazione su questo testo è entrata nel nostro immaginario. Forse perché le parole sono in francese, forse perché si respira un’atmosfera di periferia e di giovinezza difficile: .
The Blaze – Virile
La terza è una canzone – sempre non presente nello spettacolo che ha colpito Antonio Tagliarini anche per il video che accompagna la canzone. La canzone è di un duo francese di musica elettronica, nel video c’è una specie di schermaglia fisica tra due amici maschi che ha anche una sua sensualità.
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Get Your Shit Together, di Luca Carboni e Gabriel Da Costa
Elvis Presley – Blue moon
Get Your Shit Together nasce da un lungo roadrtrip, parte del quale si è svolto fra la California e il Nevada. La musica di Elvis Presley e in particolare questo brano ha accompagnato quelle lunghe ore di guida spesso notturne per evitare il caldo soffocante.
Maryanne Amacher – Living sound
Maryanne Amacher registra il suono degli spazi vuoti e lo elabora per creare i suoi pezzi musicali. Questo brano ci ha fortemente ispirato durante il periodo di ricerca ha accompagnato molte improvvisazioni e riflessioni sulla tematica, è stato un punto di riferimento per rappresentare ciò che non c’è o che non si vede.
Van Tipi – Benzine
La colonna sonora dello spettacolo è una composizione originale dell’artista Belga Aurélien Van Trimpont. I suoi brani e il suo sound sono quindi il pilastro portante di questa messa in scena. Abbiamo lavorato con Aurélien alla costruzione di tracce di musica elettronica contaminate in diretta e spesso distrutte da glitch sonori a rappresentare veloci flash back e confusioni temporali.
Questo è il link a uno dei pezzi utilizzati per lo spettacolo e al Bandcamp di Aurélien che è tutto da scoprire.
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Best Regards, di Marco D’Agostin
Yeah Yeah Yeahs – Maps
Perché è la canzone perfetta per danzare fino allo stremo delle forze e dire addio a tutto.
Alessandro Cortini – Rovine
Perché ha creato il paesaggio sonoro sul quale sono nate le prime esplosioni di corpo e voce del mio lavoro.
Celement Janequin – La bataille
Un canto corale ispirato ai suoni della guerra che mi sono divertito a smembrare e ricomporre con la loop machine.
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Storm Atlas, di Dewey Dell
Francisco López – Wind [Patagonia] (2007) (estratto)
Dalle note dell’album: “Originale materia sonora ambientale registrata in diversi luoghi della Patagonia argentina (province di Chubut, Santa Cruz e Tierra del Fuego) durante gli inverni australi del 2000 e del 2003.” La Patagonia è così ventosa perché si trova molto più a sud rispetto a tutte le altre masse terrestri (ad eccezione dell’Antartica) e a quella latitudine del mondo nulla, a parte le montagne della Patagonia, ostacola i turbinii di quei venti.
Biosphere – Registrazione del vulcano Stromboli, (estratto)
Lo Stromboli ha eruttato molte volte in passato ed è costantemente attivo con eruzioni più piccole, spesso visibili da diversi punti dell’isola e dal mare circostante, da cui il soprannome: “Il Faro del Mediterraneo”. L’ultima eruzione di maggiore portata avvenne il 13 Aprile del 2009.
Jean Roché – Registrazione di Nittibi, uccelli del Venezuela (in venezuelano chiamati Potoo)
Il Nittibio preferisce dormire di giorno e volare di notte, e ha un piumaggio incredibilmente mimetico, che gli permette di confondersi con i rami degli alberi su cui si posa. Il loro verso, simile ad un pianto, ha generato diverse leggende in tutto il Sudamerica, in Venezuela il loro verso è il suono degli spiriti morti. Secondo gli Shuar dell Ecuador, il Potoo è nato dallo spirito di una donna trasformatasi in uccello dopo essere caduta dal cielo. Non potendo raggiungere il marito la luna, da quel giorno ogni notte intona il suo pianto, “aishirú, aishirú”, “marito mio, marito mio”.
I tre brani nel mix realizzato da Dewey Dell.