Il „Cuore“ dei Teatri di Vita, che ogni anno si concentra su uno stato o zona del mondo, quest’anno diventa Cuore di Persia e sposta lo sguardo proprio sul paese al centro dell’attenzione mondiale dopo la fine delle sanzioni. Oltre alla danza, all’arte e al teatro, dal 29 giugno al 10 luglio ogni giorno verrà proiettato un film a tema.
Ecco il programma e i trailer per arrivare preparati:
29 giugno, ore 22.30
Una separazione
di Asghar Farhadi. Con Sareh Bayat, Sarina Farhadi. Iran 2011. Premio Oscar.
E‘ il film simbolo della straordinaria stagione del nuovo cinema iraniano: „Una separazione“ di Asghar Farhadi ha vinto l’Orso d’Oro a Berlino, il Golden Globe e il Premio Oscar oltre a un’infinità di altri premi. Nader e la moglie Simin stanno per divorziare. Nader sta col padre affetto da Alzheimer. Simin lascia la casa e va a vivere con i suoi genitori. Un giorno la badante del padre, che è incinta, cade per le scale durante un litigio con Nader e perde il bambino… Farhadi racconta la piccola storia quotidiana con una formidabile tensione narrativa e cinematografica, facendola assurgere a sconvolgente tempesta esistenziale e umana.
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30 giugno, ore 22.30
There are things you don’t know
di Fardin Saheb-Zamani. Con Ali Mosaffa, Leila Hatami. Iran 2010. Anteprima italiana.
Apatico, depresso, senza volontà, senza futuro e si direbbe senza passato, soprattutto senza parole per ciò che gli accade intorno e dentro: è un taxista che attraversa le strade di Teheran indossando una maschera di distacco per non essere bruciato dai sentimenti e da ciò che brulica nella città, nell’attesa di un terremoto risolutivo. Quasi una malinconica sonata per uomo solo, che ci dà anche l’opportunità di assistere a un’umanità formicolante di vita, ottimismi e frustrazioni. Opera prima premiata a Karlovy Vary e presentata in numerosi festival.
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1 luglio, ore 22.30
Risk of acid rain
di Behtash Sanaeeha. Con Shams Langeroodi, Maryam Moghaddam. Iran 2015. Anteprima italiana.
Il viaggio del pensionato nella capitale per ritrovare l’amico perduto di vista 30 anni prima si trasforma in un’emozionante avventura dell’anima a contatto con due giovani che ci mostrano un Iran irrequieto e ruggente, in continuo scontro con la morale e la legge per affermare la propria identità e i propri sogni. Un film che procede senza clamori, scegliendo una pacata sottigliezza che cresce via via con la potenza della semplicità e dell’understatement diventando infine un appassionato atto di affermazione di libertà e dignità. Una struggente opera prima, presentata (e premiata) in tanti festival tra Europa, America, Asia e Australia.
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2 luglio, ore 22.30
Melbourne
di Nima Javidi. Con Peyman Moaadi, Negar Javaherian, Mani Haghighi. Iran 2014.
I preparativi per il viaggio in Australia sono funestati dalla morte improvvisa di un neonato, alla quale i due protagonisti non sanno come far fronte. Notevolissima opera prima impregnata di una soffocante claustrofobia mentale prima che fisica: l’incapacità di gestire la tragedia in una storia in rigorosa unità di tempo, girata tutta dentro un appartamento assediato da visitatori e continue incursioni di suonerie di cellulari, citofoni e skype. Un film incalzante e imperdibile, che ha collezionato premi in decine di festival in tutto il mondo (nel 2014, tra l’altro, ha inaugurato la Settimana della Critica alla Mostra del Cinema di Venezia).
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3 luglio, ore 22.30
Lantouri
di Reza Dormishian. Con Navid Mohammadzadeh, Maryam Palizban. Iran 2016.
Il delinquente s’innamora della giornalista e preso dalla gelosia la sfregia con l’acido: da questo spunto si dipana un’opera che è al tempo stesso film di impegno civile (contro la legge del taglione che è legale in Iran) e sguardo sulle complessità della società persiana di fronte alle grandi sfide della modernità, a partire dai diritti delle donne e da un’idea diversa di giustizia. Incalzante, quasi spasmodico nel ritmo e nel montaggio, ideato come un’inchiesta per un film da farsi, „Lantouri“ bombarda lo spettatore sollecitando reazioni. Un film imperdibile, presentato alla Berlinale 2016.
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4 luglio, ore 22.30
The last step
di Ali Mosaffa. Con Leila Hatami, Ali Mosaffa. Iran 2012.
Un’attrice che sbaglia i ciak, il marito morto per una banale caduta, l’amico dottore: un triangolo tutto da decifrare, così come gli eventi stessi, temporalmente ingarbugliati, ma soprattutto raccontati più volte e sempre diversi e con maggior approssimazione, in un avvicinamento alla verità che diventa sempre più amaro e pacificatore al contempo. Un film sottile che scava in modo originale nei sentimenti e nelle relazioni, e che ha attraversato decine di festival internazionali, mietendo premi ovunque.
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5 luglio, ore 22.30
Avalanche
di Morteza Farshbaf. Con Fatemeh Motamed Aria, Ahmad Hamed. Iran 2015. Anteprima italiana.
Un’insonnia devastante e una nevicata incessante sono la soglia dello smarrimento esistenziale, del sentimento di estraneità dalla consuetudine, quella che un’infermiera (un’intensa Fatemeh Motamed Aria, premiata al Asia Pacific Screen Awards in Australia) obbligata al turno di notte avverte per cose e persone che non comprende più. Un film sospeso nell’irrequietezza della protagonista, sommersa nei colori sbiaditi di una fotografia desaturata che raggela e stempera le passioni. Questione di vita o di morte, di lontananza o di prossimità, che intacca le nostre certezze.
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6 luglio, ore 22.30
The bright day
di Hossein Shahabi. Con Pantea Bahram, Ronak Yoonesi. Iran 2013. Anteprima italiana.
Lotta contro il tempo di una donna per salvare dalla pena di morte un innocente con l’aiuto di un taxista: ha solo mezza giornata a disposizione e deve rintracciare i testimoni per far dir loro la verità di fronte al giudice. Ma i testimoni si negano per paura della potente famiglia della vittima… Hollywood ne avrebbe fatto un film adrenalinico, ma in questo film iraniano l’adrenalina è tutta interiore, rivolta a comprendere i moti emotivi delle persone, le passioni, le contraddizioni. Emerge una società paralizzata dalle convenienze e dalle paure, dove la giustizia può ben abdicare di fronte al quieto vivere. Un film dalla forte tensione civile, che riserva clamorosi colpi di scena.
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7 luglio, ore 22.30
Fish & cat
di Shahram Mokri. Con Babak Karimi, Saeed Ebrahimifar. Iran 2013.
Da un fatto di cronaca in cui giovani campeggiatori nelle montagne iraniane erano spariti, forse maciullati da ristoratori locali per servirli ai clienti, Shahram Mokri ricava un vero capolavoro. Un incredibile e affascinante piano sequenza di 2 ore con la cinepresa sempre in movimento, in un’atmosfera costantemente sospesa e ansiogena, gravida di misteri e presagi di morte. Non si sa se ammirare più il virtuosismo della ripresa, la capacità di creare una tensione con nulla o il plot stesso che si addentra in microstorie che sembrano preparare il massacro. Più che un horror è una vera esperienza di visione che incanta e seduce lo spettatore. I premi si sprecano, dalla Mostra del Cinema di Venezia dove ha debuttato con clamore, a Istanbul, Friburgo, Australia, Praga, Hanoi, Boston, senza contare il travolgente successo ottenuto in parecchie decine di festival in tutto il mondo.
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8 luglio, ore 22.30
The 17s
di Atieh Attarzadeh Firozabad, Aslan Shahebrahimi. Iran 2014.
Metti una cinepresa in mano a 4 diciassettenni (2 ragazze e 2 ragazzi) e chiedi di filmare la loro vita: ne vien fuori uno spaccato di quotidiana adolescenza che può essere identico a qualsiasi latitudine, magari in Iran, come accade in questo film. La cameretta e le feste, i rapporti con il sesso opposto e con i genitori, la scuola di teatro e il test di ammissione all’università: tutto visto attraverso i loro occhi, spesso sorridenti e spesso tristi o in lacrime. Un’occasione davvero unica per vedere quella società attraverso gli occhi dei suoi giovanissimi… e per riconoscere le stesse fantasie, gli stessi desideri, le stesse paure che vivono anche i nostri ragazzi.
https://www.youtube.com/watch?v=OW9mcXW-F1k
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9 luglio, ore 22.30
Modest reception
di Mani Haghighi. Con Taraneh Alidoosti, Mani Haghighi. Iran 2012.
Un uomo e una donna cittadini percorrono le montagne distribuendo soldi a palate ai montanari, con fare bizzarro, morboso, arrogante, senza spiegare perché. Dalla stranezza che all’inizio muove al riso si va pian piano verso il baratro di valori e sentimenti. Un incredibile film, curioso, disturbante, sorprendente e stupefacente, non a caso premiato al Festival del Cinema di Berlino, dove è stato presentato nel 2012, prima di affrontare una lunga tournée nei maggiori festival internazionali, approdando fino al Moma di New York.
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10 luglio, ore 22.30
The paternal house
di Kianoush Ayari. Con Ainaz Azarhoush, Nazanin Farahani. Iran 2012.
Una ragazza uccisa e sepolta in cantina da padre e fratello, e un’intera famiglia che per 70 anni cova il segreto. Una storia terribile e soffocante, che racconta il violento contrasto tra libertà delle donne e oppressione maschile nel corso del 900 iraniano, ma che potrebbe riecheggiare in molti altri contesti. Ottimamente sviluppato e interpretato, il film si svolge interamente tra il cortile e il seminterrato, in una geografia familiare claustrofobica e totalizzante, dove il dolore e l’onore rispondono alle ragioni supreme del clan. Un’opera potente, presentata alla Mostra del Cinema di Venezia (e poi in diversi festival internazionali), ma tenuta per 2 anni in stand-by prima di essere proiettata anche in Iran.