„Cosa significa mediare tra l’arte e un mercato che genera asimmetrie sistematiche? Come si può resistere a questo sistema, proteggendo artisti, lavoratori e la creatività stessa?“
Erano queste le domande con le quali GALLLERIAPIÙ, presenza ormai iconica di via del Porto da sempre attenta a proporre prospettive inedite sul contemporaneo, aveva scelto di celebrare i suoi dieci anni solo pochi mesi fa con un programma di talk, performance sonore e laboratori che da dicembre a febbraio scorso avevano già lasciato intendere qualcosa.
La scelta, infatti, di sospendere le esposizioni era il classico „momento di riflessione“ trasformatosi poi nella drastica decisione di abbassare le serrande. La notizia è stata affidata alle parole di Emanuela Zanon su Juliet.
«A volte ritirarsi, “decrescere” e sconfessare i termini capitalistici del successo – spiega la gallerista e fondatrice Veronica Veronesi – è la strategia migliore per lanciare un segnale sincero e per vivere meglio. Trovo la chiusura di GALLLERIAPIÙ meravigliosamente espressiva, un crollo in scena, un modo per esprimere un’emozione che sarebbe falsata se decidessi di proseguire».
Una risposta, quindi, alla crisi d’identità degli spazi espositivi che non è però una fine, ma un passaggio verso una nuova identità che speriamo di conoscere presto.