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I micro suoni della laguna e le sue lunghe notti

Teredo Navalis è l'ultimo lavoro di Enrico Coniglio, un viaggio concreto tra barene, velme e isole dove il tempo si è fermato, o quasi

Geschrieben von Joe Versalis il 19 Mai 2020

La foto di copertina dell'album

Foto di Donato Gagliano

Per una strana coincidenza il nuovo lavoro di Enrico Coniglio è uscito lo stesso giorno in cui una nube nera veniva eruttata da uno degli stabilimenti chimici di Porto Marghera, prima di collassare al suolo come monumento temporaneo di monito sulle persistenti pericolosità dell’area. È il 15 maggio. Nella stessa data il sound artist veneziano, con l’ultimo disco „Teredo Navalis”, pubblicato dalla casa discografica tedesca Gruenrekorder, ci porta idealmente agli antipodi, declinando una formula completamente diversa nel rapporto tra ambiente lagunare e l’umana téchne.

Enrico Coniglio

Laureato in Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Ambientale (Iuav), classe ’75, Enrico Coniglio da molti anni è impegnato nel campo della „topofonia“, indaga il rapporto tra musica e rappresentazione del reale, con particolare attenzione alla perdita di identità dei luoghi e l’incertezza sull’evoluzione del territorio. Per questo ultimo lavoro ha perlustrato gli angoli nascosti della laguna con un set di idrofoni e microfoni a condensatore, a contatto e binaurali, per carpire l’essenza di un mondo sonoro evanescente, in cui l’anima acquatica si insinua  tra le fessure, amalgamando lo spettro complessivo, senza mai invaderlo completamente. Ne risulta una dialettica costante tra gli elementi. In particolare è l’ingombrante e caotica presenza dell’essere umano il vero soggetto in filigrana che emerge nelle registrazioni, in cui i silenziosi specchi d’acqua del lockdown sono continuamente perturbati da inquinamento elettromagnetico, motori da trasporto ed altre brulicanti tracce antropomorfe. Enrico Coniglio ri-compone così in un distillato di frequenze i suoi numerosi field-recordings catturati, soprattutto di notte, tra barene selvagge e le isole di Sant’Erasmo, Burano e Murano, contrapponendo il costante suono dell’impronta umana al silenzio delle maree. Quella di “Teredo Navalis” (nome scientifico del mollusco che consuma costantemente le briccole piantate nel fango) è una laguna radioattiva e satura di suono, nella quale appaiono solo a tratti i segni naturali come i mondi acquatici o la fauna naturale e dove tutto è trasfigurato, da antica dimensione bucolica a lunga notte aliena.