Dopo l‚adesione di Arcigay alla piazza del 15 marzo per il sostegno all’Europa convocata da Michele Serra, il Cassero LGBTQIA+ Center (che con Arcigay è affiliato) prende le distanze e annuncia di „non voler avere niente a che fare con quella manifestazione“.
L’evento intitolato „Una piazza per l’Europa“, che si svolgerà in Piazza del Popolo a Roma, ha aperto un grande dibattito nel mondo dell’associazionismo progressista poiché il confuso appello iniziale al sostegno dell’Unione Europea è arrivato proprio nella settimana in cui è stato annunciato il piano per il riarmo ReArm Europe da 800 miliardi di euro.
„Se e quando ci siamo sentite europeiste – afferma il Cassero -, è stato contro i nazionalismi di destra e contro le frontiere, e per un avanzamento dei diritti sociali e civili. Ma la corsa agli armamenti invocata da Von der Leyen, con la quale la manifestazione del 15 è in un rapporto ambiguo e ad oggi non chiarito, non ha niente a che fare con questi valori, e ci sembra anzi espressione di un nazionalismo e di una corsa al rafforzamento delle frontiere, con cui noi non vogliamo avere niente a che fare. Con cui le lotte del movimento LGBTQIA+ non hanno niente a che fare. Crediamo molto nelle manifestazioni e nelle piazze e abbiamo rispetto di chi sente l’esigenza di abitarle, ma una chiamata come questa rischia di prestare il fianco alla necessità di ammantare di un’aura democratica un progetto di riarmo scellerato“.
Continuano: „È il genocidio in corso a Gaza a ricordarci che i discorsi guerrafondai si nascondono sempre dietro invocazioni alla difesa e alla sicurezza. Un genocidio sul quale non vediamo un posizionamento forte (neanche una menzione in realtà nel testo di adesione), neanche adesso che Trump parla così esplicitamente di pulizia etnica, deportazione, occupazione e turistificazione della striscia di Gaza. Quello che sta succedendo in Palestina riguarda e interroga le responsabilità dell’Europa.“
Ad annunciare la diserzione dalla piazza qualche giorno fa c’era stata anche l‘Arci nazionale:“Sostenere l’Europa solo sulla spinta emotiva – avevano scritto – rischia di trasformare un giusto sentimento in un sostegno incondizionato alle politiche di guerra che l’attuale Commissione Europea, d’intesa con gli Stati membri, sta portando avanti con scelte impressionanti, come quella di ieri con il piano ReArm. La nostra comunità europea, quella della quale ci sentiamo pienamente parte, per la quale ci siamo sempre battutɜ affinché realizzasse i valori di Ventotene oggi non s’intravede.“
La presa di posizione del Cassero è, però, anche l’occasione per criticare la direzione presa da alcune realtà del movimento a livello nazionale a partire dalla decisione della stessa Arcigay nazionale di incontrare la ministra Roccella, a seguito dell’ondata di attacchi omolesbobitransafobici: „Il fatto di farlo senza coinvolgere altre realtà e associazioni LGBTQIA+, e soprattutto lasciando indietro l’attivismo trans, è inaccettabile. Una scelta del genere rischia di dare il messaggio che la comunità LGBTQIA+ è pronta a negoziare con il governo Meloni per un avanzamento legislativo di sorta, dato che questo è stato di fatto oggetto della conversazione con Roccella, sulla base di quanto dichiarato da Arcigay stessa. […] Abbiamo sempre più l’impressione che una parte di movimento sia tentata da una politica al ribasso, per sopravvivere alla confusione e alla paura del momento che stiamo vivendo. Temiamo che chi rientra nelle categorie considerate più “accettabili” o comunque meno centrali nell’attacco della destra di governo e internazionale voglia lasciare indietro le istanze e le identità più “sovversive”, quelle all’intersezione tra più discriminazioni, quelle trans.“
E concludono: „Dirottare la spesa sociale verso l’acquisto di armamenti non fermerà l’avanzata dell’estrema destra. Cosa non abbiamo imparato dalla storia lontana e recente? Vogliamo dire a tutte le compagne della comunità LGBTQIA+ che non credono nel riarmo, che sotto una bandiera blu indistinta non si sentono a loro agio, che continuano a credere che costruire una narrazione critica e intersezionale sia più efficace che schierare le proprie bandiere a legittimazione di una chiamata populista, che non sono sole e che insieme possiamo portare questo sguardo dove serve, per non arrendersi.“