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Il centro antirazzista La Casa del Mondo Adjebadia è salvo

Lo spazio rientrerà nell'accordo tra il Comune di Bologna e ACER per la Bolognina. E domenica 11 maggio si festeggia con 'Mamme, che festa!'

Geschrieben von Salvatore Papa il 7 Mai 2025

Dopo diversi tentativi di sfratto, La Casa del Mondo ha vinto la sua battaglia per restare nella propria sede di via Antonio di Vincenzo 18/a. Il piccolo spazio di 60 mq che ospita il centro antirazzista e, in particolare, tutte le attività e il doposcuola per i bambini e bambine, ragazzi e ragazze della Bolognina, rientrerà infatti nell‘accordo tra il Comune di Bologna e ACER che consentirà all’amministrazione di rilevare alcuni locali a piano terra gestiti dall’azienda pubblica per corrispondere il relativo canone e darli in concessione a realtà sociali e culturali. L’annuncio, ancora privo di dettagli, era stato fatto dall’assessora alla Sicurezza e al Welfare, Matilde Madrid, durante l’assemblea civica organizzata nella Casa di Quartiere Katia Bertasi, con l’obiettivo di rendere la Bolognina „più sicura“. Un progetto che dovrebbe estendersi anche ad alcuni spazi privati a seguito di una manifestazione di interesse.

«Siamo riusciti – racconta Carole Oulato – a far valere quello che diciamo da sempre, ovvero che il nostro spazio svolge una funzione sociale e che per questo è assurdo corrispondere un canone di tipo commerciale ad Acer, in un locale che rimane pur sempre di proprietà pubblica.»

Nata inizialmente da una piccola rete creatasi intorno all’associazione di donne della Costa d’Avorio Adjebadia, la Casa del Monto ha accolto, infatti, negli ultimi tre anni 400 bambine e bambini fino ai 17 anni e molte famiglie, ragazze e ragazzi coinvolgendo genitori, educatori ed educatrici, professori, professoresse, maestre, artiste e artisti. Il tutto offerto gratuitamente e mettendo al centro l’antirazzismo, l’antisessismo e il contrasto a ogni tipo di violenza e discriminazione. La notifica per abbandonare gli spazi era già arrivata circa un anno fa per i debiti accumulati a fronte di un affitto insostenibile di 600 euro mensili, poi il tentativo di sfratto vero e proprio all’inizio di febbraio scorso.

«Dopo il fallito tentativo di sfratto, in cui ci siamo trovati qui davanti l’ufficiale giudiziario e la polizia, si è di nuovo aperta una trattativa con il Comune e Acer che è proprietaria dello spazio. A differenza della precedente, risoltasi con un piano di rientro per i debiti accumulati più il normale canone d’affitto (in tutto circa 700 euro al mese), quindi ulteriormente insostenibile per noi, stavolta il Comune ha proposto di farci rientrare nel progetto presentato al Katia Bertasi, pagando ad Acer il canone per conto nostro e lasciando a carico nostro le utenze e il piano di rientro che ammonta a circa 27mila euro. Per arrivare a questo, entro il 15 maggio dovremo corrispondere ad Acer 1500 euro del vecchio piano di rientro. In questo modo però sarà molto più semplice onorare il patto, contando su quello che ci ha tenuto in piedi finora: l’autofinanziamento e le generose offerte delle tante persone che continuano ad aiutarci.»

In questa cornice rientra l’evento di domenica 11 maggio in via Antonio Di Vincenzo, Mamme, che festa!, con giochi, laboratori, chiacchiere, pranzi condivisi e musica. „Una festa – si legge – pensata per chi ogni giorno si prende cura, per chi tiene insieme pezzi di vita, per chi sostiene, cresce, accoglie, anche senza essere chiamata mamma“.

«Siamo felici – continua Carole – perché per noi sarà l’occasione perfetta per festeggiare questo traguardo e per chi volesse sostenerci di farlo insieme a noi. L’anno scorso il motto era Nessuna autorità eccetto mammà, quest’anno a questo si aggiunge S.P.A., ovvero Solo Per Amore, per marcare la differenza rispetto a quello che fanno le holding in questa città e nel mondo, che agiscono esclusivamente per il profitto. Noi invece celebriamo le mamme e le reti materne, quindi chiunque si prenda cura di qualcuno senza estrarne valore. Cura che è sia lavoro che gesto politico, è una forma di resistenza quotidiana, soprattutto per le mamme, e soprattutto per le mamme singole, mamme razzializzate e mamme con pochi mezzi che faticano in una società in cui c’è poco sia per loro che per i loro figli. Quindi sarà una festa di strada, in una strada come via Di Vincenzo che è nell’occhio del ciclone per ciò che riguarda i problemi relativi al consumo di sostanze. Per questo ci teniamo a stare lì e speriamo vengano in tanti.»