Forse è arrivato il momento in cui il magma si è raffreddato sufficientemente per guardarlo da vicino e cercare di raccontare l’eruzione. Cercare di capire quello che successo tra gli anni Novanta e l’inizio dei prima Duemila, quando musica elettronica, sostanze, repressione e rivendicazioni di autonomia (politica, sociale, spaziale, individuale) si sono intrecciate dando vita a un fenomeno unico (e nomadico) che ha attraversato in particolar modo l’Europa. Camion, muri di casse, camper, macchine, treni, flyer con numeri di telefono e coordinate geografiche che oggi, nell’epoca di Maps, nessuno avrebbe nemmeno il coraggio di considerare utili anche solo per uno spostamento di dieci chilometri. Italia, Francia, Spagna, Portogallo, l’Europa dell’Est con il CzechTek che per un lustro circa era diventato la terra promessa di ogni estate.
Con il salto generazionale ormai compiuto c’è un rinnovato sguardo all’epoca delle tribe e del movimento dei free party, dove confluiscono ricordi (ancora vivi), racconti, indagini e il fascino che da sempre esercita una collettività in grado di tagliare qualsiasi ponte per dedicarsi esclusivamente a ciò che ama. La festa senza fine. Ai tanti documentari, libri e articoli usciti in questi ultimi mesi si aggiunge anche un preziosissimo volume edito dal progetto editoriale con base a Roma Union Editions, Never Alone 1997–2004, Raving in Europe, 226 pagine con le foto di Cheyenne Clementi e Valentina Morandi. Poche parole, molti volti, tutta cassa.
Il libro sarà presentato sabato 2 marzo alle h 18 da Nassau (nello stesso posto che negli anni 70 fu il primo locale punk di Bologna, il Punkreas) in via de‘ Griffoni 5/2a.
Le autrici non sono semplici osservatrici; hanno militato attivamente in questa cultura, e il loro lavoro rappresenta un testamento del loro profondo coinvolgimento. „In una società dominata da razionalità e produttività, la cultura rave offre un’alternativa che privilegia emozioni, affetti e un senso di comunità“.
„In quegli anni – affermano – per poter fare foto o video a un rave o c’eri dentro, o eri una faccia conosciuta o era veramente difficile. Noi c’eravamo dentro. Quelle erano le nostre vite, radicali e fuori dal controllo, unite da una
profonda amicizia e dalla passione per la fotografia. Anime urbane sensuali e poliedriche, abbiamo catturato il meglio del nostro tempo, fotografando momenti di condivisione e forti emozioni della nostra tribù on the road.
Gli scatti rappresentano libertà e pace, riti di incontri reali pre-social. Sicuramente uno degli ultimi movimenti aggregativi della controcultura„.
– scorri sulle foto per sfogliare la gallery –