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Il podcast sui 50 anni del Centro/Biblioteca Amilcar Cabral a Bologna

Geschrieben von Salvatore Papa il 16 Juni 2025

Foto di Ornella De Carlo

Nato nel pieno degli anni Settanta, il Centro Studi, iniziative e informazioni – Amilcar Cabral prende da Amílcar Lopes da Costa Cabral (Bafatà, Guinea Bissau, 1924 – Conakry 1973), uno dei principali ideologi e artefici del processo di decolonizzazione dell’Africa, politico e leader del movimento di liberazione della Guinea Bissau contro il colonialismo portoghese, assassinato nel 1973. Il Centro è pensato come luogo per sviluppare la conoscenza delle questioni internazionali, con specifico riferimento alle trasformazioni in atto in Asia, Africa, Medio Oriente e America Latina, attraverso la raccolta di documentazione, la costituzione di una biblioteca, l’organizzazione di attività didattiche, conferenze, seminari, etc – e come luogo di incontro per student* stranieri.

Nel 2024 ricorrevano i cinquant’anni del Centro/Biblioteca Amílcar Cabral e il centenario della nascita di Cabral stesso. In occasione di questi due anniversari si è sviluppato il podcast 50 anni oltre i confini, progetto di Radio Vanloon, programma radiofonico ospitato da Radio Città Fujiko che si occupa di storia. Il podcast è ascoltabile dal sito della biblioteca e su tutte le piattaforme e verrà presentato martedì 17 giugno alle h 18 presso la Biblioteca Amilcar Cabral insieme al numero 66 di Zapruder – Storie in movimento dal titolo Nostra patria è il mondo intero. Per una storia sociale dell’antimperialismo in Italia, (Mimesis 2025).

Ecco cosa ci ha raccontato il gruppo di Radio Vanloon composto da Olga Massari, Jacopo Frey, Alessia Masini, Jacopo Lorenzini, Lara Marziali e Deborah Sannia.


Come e perché proprio Bologna ha deciso di creare ‚il Cabral‘?

Gli anni Settanta sono anni di rivoluzioni e di grandi trasformazioni in Italia e nel mondo. Nel corso di questo decennio Bologna è immersa in un clima effervescente di movimenti sociali, giovanili, studenteschi, femministi e operai; è una città che diventa ambiziosa e cosmopolita a livello culturale e, grazie al governo della città del Partito comunista, si trova anche al centro di relazioni globali di solidarietà internazionale, internazionalista e antifascista con il cosiddetto “Terzo Mondo” e con le lotte di liberazione in Asia, Africa, America Latina.
Fin dagli anni Sessanta, la guerra statunitense in Vietnam domina l’orizzonte culturale di tutta la sinistra e della protesta dei giovani del 1968, poi dal 1973 con il colpo di Stato militare in Cile, questo paese entra a pieno titolo tra le battaglie per la democrazia e l’antifascismo delle culture di sinistra italiane. Nel mezzo c’è l’Africa e l’impegno verso la galassia eterogenea di lotte di liberazione in corso nei diversi paesi di questo continente. I paesi dell’Impero portoghese in Africa, tra questi Angola, Mozambico, Guinea Bissau, Capo Verde, sono gli ultimi a ottenere l’indipendenza, tra anni Settanta e Ottanta, dopo una lunga e feroce repressione da parte dei portoghesi. Solo dopo la rivoluzione dei Garofani in Portogallo del 1974, che mette fine alla dittatura di Salazar, le colonie possono avviare processi reali di indipendenza e a ottenerla.
Tra i dirigenti del Pci, delle istituzioni locali e regionali e tra i docenti dell’Alma Mater dell’epoca è diffusa la sensibilità e la solidarietà verso i conflitti in corso in Africa. Amilar Cabral – ingegnere, intellettuale e leader politico della lotta in Guinea Bissau e Capo Verde – qui a Bologna gode di molta ammirazione. Viene considerato il “Che Guevara africano” e, come il grande rivoluzionario argentino, viene tradito e assassinato, pochi mesi prima dell’indipendenza della Guinea Bissau, il 20 gennaio 1973.
La necessità di maggior impegno, studio e coordinamento sui problemi internazionali, da parte delle istituzioni e dell’Università, produce ricadute in termini di politiche culturali. Il Centro Studi Amilcar Cabral, con uno sguardo rivolto alle lotte dei popoli asiatici, africani e latinoamericani, viene immaginato proprio dopo la morte del leader africano e fondato nell 1975, diventando un luogo prezioso di incontro, ricerca, dibattito e di pubblica lettura, per Bologna e per tutta la regione Emilia Romagna.

Un estratto della delibera che sancì la nascita del Centro Cabral

Com’è strutturato il podcast?

Il podcast è dedicato alla fondazione del Centro Studi Amilcar Cabral. Ognuna delle 6 puntate ruota attorno a parole chiave (Orizzonti, Nuovi Mondi, Costellazioni, Indipendenze, Pagine, Crocevia) che ci aiutano a raccontare le sfaccettature e le tante diverse personalità che hanno reso possibile la nascita di questa lunga storia bolognese di quegli anni. Le voci che ci accompagnano sono quelle dei protagonisti che hanno vissuto quella stagione, e che hanno avuto a che fare con il centro Cabral. Parallelamente, in ogni puntata, raccontiamo un frammento della vita, della lotta e infine, della morte di Amilcar Cabral. Interroghiamo il passato e i personaggi del passato per poter riflettere sul valore della solidarietà, dell’antifascismo e sul senso dell’internazionalismo oggi, in questi anni di guerre e conflitti e di crescita in tutto il mondo delle forze razziste e di estrema destra.

Come avete lavorato per costruire e raccontare questa storia?

Vanloon è un progetto collettivo di ricerca e divulgazione storica tramite la radio e i podcast (in onda su Radio Città Fujiko la domenica mattina alle 11 e riascoltabile sul sito radiovanloo.info). Per noi è stato prima di tutto un lavoro di ricerca e di scoperta. Abbiamo lavorato sulle fonti scritte e fotografiche presenti nell’archivio della Biblioteca Amilcar Cabral, grazie alla collaborazione di Simona Brighetti che la dirige e che ci ha ingaggiato per questo lavoro, e nell’Archivio comunale della città. Poi abbiamo raccolto numerose testimonianze di protagonisti e protagoniste di questa bella storia (ex docenti, presidenti del Centro Cabral, ex assessori come Anna Maria Gentili, Giancarla Codrignani, Federico Castellucci,) Abbiamo inoltre coltivato un dialogo e intervistato storici e storiche per offrire una lettura storiografica solida alla nostra ricerca o storici e storiche come Vincenzo Russo, Marica Tolomelli e Cristina Ercolessi. Infine, abbiamo studiato tanto e nelle sinossi di ogni puntata si possono trovare alcuni dei libri che abbiamo consultato per costruire il podcast.

Quali connessioni e divergenze rispetto al presente?

Cosa vuol dire lavorare sulla storia di una biblioteca come il Cabral, con il suo sguardo rivolto altrove, lontano dall’Europa e dall’Occidente? Cosa vuol dire farlo dal punto di vista di persone bianche e occidentali? Cosa vuol dire farlo oggi? Come raccontare un luogo che è nato dall’internazionalismo? Qual è la differenza con un’epoca come la nostra? Abbiamo iniziato col porci domande come queste e nella fase iniziale del lavoro non sapevamo dare una risposta.
Pur vivendo in un mondo globalizzato, oggi è difficile parlare di internazionalismo: si può avere, a portata di click, qualunque informazione in tempo reale su ciò che succede in ogni angolo del globo, ma non abbiamo più l’idea forte che quello che può succedere in Congo, in Cambogia, in Argentina, in Ucraina e Palestina ci riguardi come persone, che possa far parte di una battaglia di democrazia e di umanità importante anche per noi. Quello che succede oggi ci rinfresca la memoria su concetti e fatti che pensavamo sepolti nei libri di storia, ad esempio: guerra, nazionalismo, suprematismo, colonialismo e genocidio.
Nella storia della fondazione del Cabral a Bologna c’era un’idea di solidarietà internazionale, non solo come appoggio reciproco contro governi reazionari nel contesto della Guerra Fredda, ma anche una volontà di confronto, di ricerca dell’utopia. È importante, ancora oggi, avere uno spazio fisico in cui qualunque cittadina o cittadino possa recarsi per trovare strumenti nuovi e aggiornati per scegliere uno sguardo globale e plurale sul mondo contro individualismi e identitarismi.