Il tipico felino di Ericailcane che con una zampata spezza un fascio littorio aiutato dai bambini travestiti dell’artista colombiana Bastardilla tra torce infuocate e un filo spinato accartocciato in basso su „un muro che non è un muro“, ma un punto d’incontro.
Così il Vag61 si presenta oggi alla città, ribadendo la sua posizione „in un quartiere che va difeso dal rischio di subire altro cemento e più consumo“. Il riferimento è al progetto di costruzione di un nuovo supermercato accanto all’area ex-Atc in via Libia contro il quale il centro sociale di via Paolo Fabbri conduce la battaglia insieme al Comitato Bologna Est Contro il Cemento e per l’Ossigeno (B.e.c.c.o.).
„Un quartiere – si legge nel comunicato – in cui ogni strada porta con sè un morso di storia partigiana, da conservare ma soprattutto rinnovare. La presenza del nostro spazio libero autogestito in Cirenaica e a Bologna scrive una pagina in più. La facciata di Vag61 aveva molte cose da dire anche prima e lo ha sempre fatto, negli anni, ospitando man mano le opere di numeros* artist* a cui non possiamo che essere riconoscenti. Ma il tempo passa, le nostra mura avevano bisogno di rinnovarsi e il risultato è quello che si può ammirare passando per via Paolo Fabbri. La giusta carica, in tempi di buio e di aria rarefatta. Perchè un porto aperto è anche un porto che sa comunicare la propria posizione. Perché un muro chiude, divide, ma un muro può anche raccontare e farsi punto d’incontro, tendere una mano (o una zampa) e serrare i pugni. Resistere, lottare. Un muro che non è un muro„.