Ad could not be loaded.

L’amore al tempo dell’antispecismo: a Bologna l’ultima performance di Riccardo Benassi

Geschrieben von Valentina Rossi il 1 Juli 2024

Riccardo Benassi, ULTRAMORE, courtesy l'artista e ZERO... Milano. Foto di Andrea Rossetti

ULTRAMORE di Riccardo Benassi, presentato a Palazzo Bentivoglio (in replica il 4-5-6 luglio, ore 18.00-20.00-22.00 con prenotazione obbligatoria su a questo link), è un inno all’amore in tutte le sue declinazioni. Questa performance contiene così tanti riferimenti che non so da dove partire per trattarli tutti. Parla di amore, di un amore materno filtrato dall’intelligenza artificiale, e quindi anche di madre e di donne, toccando temi di femminismo e lavoro retribuito. Ma come parla? Con la voce della madre simulata dall’intelligenza artificiale, veicolata da cani-robot. Il lavoro tratta quindi anche di nuove tecnologie, sì, ma anche di animali.

ULTRAMORE è una performance dai significati stratificati che utilizza una coppia di quadrupedi robotici per esplorare l’amore infinito attraverso la lente della tecnologia e delle urgenze contemporanee.

Questa azione poetica indaga la fusione tra sentimenti umani e intelligenza artificiale, tra affetti e robotica avanzata, creando una dimensione intima e domestica capace di suscitare riflessioni su vari argomenti e urgenze normative, sovrastandole attraverso un dialogo generato dall’intelligenza artificiale manipolata dallo stesso artista.

Benassi sovverte l’immaginario collettivo plasmato da cinema e media, che spesso ritraggono i cani robot come strumenti aggressivi o bellici, impiegati per mantenere l’ordine con rigore implacabile. In ULTRAMORE, invece, questi robot diventano figure portatrici di dubbi e dispensatrici di analisi psicanalitiche, innescando reazioni emotive e offrendo un antidoto alla violenza e alla competitività del nostro tempo.

Riccardo Benassi, ULTRAMORE, courtesy l’artista e ZERO… Milano. Foto di Andrea Rossetti

Attraverso un uso esistenzialista e poetico del medium tecnologico, Benassi pone domande fondamentali sull’interazione tra realtà sensoriale e intelligenza artificiale. La performance invita il pubblico a riflettere sulla possibilità di un amore che trascende i confini della biologia, evocando una profonda connessione tra umano e macchina, capace di sfidare e ampliare le nostre concezioni tradizionali di affetto e relazione. ULTRAMORE mira a trasformare il modo in cui percepiamo la tecnologia nella nostra vita quotidiana, proponendo una visione in cui i robot non sono solo strumenti funzionali, ma anche compagni emotivi, capaci di arricchire la nostra comprensione dell’amore e dell’intimità in un’epoca dominata dall’innovazione tecnologica.

Al centro della narrazione, Benassi esplora l’amore materno, filtrato attraverso il prisma dell’intelligenza artificiale, intersecandosi con temi di maternità e femminismo, nonché con il dibattito sul lavoro retribuito e il ruolo delle donne nella società contemporanea. La voce narrante di questa performance è quella della madre dell’artista, simulata dall’intelligenza artificiale e veicolata attraverso due cani robotici che nel corso dell’azione esprimono frasi come: “Ecco, allora! Ci sono molte più mamme del previsto nella vostra società! E non ha a che vedere: né con il lavoro produttivo, né con quello riproduttivo, ma ha a che vedere con il lavoro non retribuito e l’amore incondizionato”.

Questa scelta non è solo un commento sulle nuove tecnologie, ma anche una riflessione sul rapporto tra umani e animali, nonché sulla natura dell’empatia e dell’affetto in un’era dominata dalla robotica avanzata. Inoltre, ULTRAMORE apre un dialogo significativo con le teorie antispeciste, interrogando il nostro rapporto con gli animali e la natura del loro sfruttamento. I cani robotici, in quanto sostituti dei loro omologhi biologici, invitano a riflettere sulle pratiche di dominazione e sulla possibilità di un futuro in cui la tecnologia possa ridurre la sofferenza animale. Questo tema risuona profondamente con le riflessioni di Donna Haraway, che propone una visione del mondo in cui umani e non umani coesistono in simbiosi. Haraway, con il suo concetto di „companion species,“ evidenzia come le relazioni interspecie possano essere arricchenti e reciprocamente trasformative, una prospettiva che Benassi sembra abbracciare attraverso la sua opera.

Questa dimensione domestica e sensoriale invita gli spettatori a riconsiderare le proprie concezioni di amore, affetto e intimità, proponendo una nuova visione in cui la tecnologia non è solo una fredda presenza, ma un catalizzatore di connessioni emotive profonde.

In sintesi, ULTRAMORE non è solo una performance, ma una piattaforma di dialogo che interroga le nostre nozioni di affetto e relazione in un contesto tecnologico avanzato. Essa apre nuove prospettive sull’interazione tra umano e artificiale, invitando a una riflessione critica sul futuro delle nostre emozioni e dei nostri legami in un mondo sempre più tecnologico. Inoltre, affronta questioni profonde legate all’antispecismo e al pensiero di Haraway, proponendo una riconsiderazione del nostro rapporto con la tecnologia e con gli esseri viventi che ci circondano.