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Le mostre di fotografia del SI Fest 2022

Geschrieben von Joe Teufel il 25 Juli 2022

Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin - Morire di classe

Fotoreporter di fama internazionale, nonché ex presidente e membro della prestigiosa agenzia fotografica Magnum Photos, Alex Majoli è arrivato alla direzione del SI Fest con un’idea precisa: puntare tutto sull’educazione all’immagine delle nuove generazioni. Ed è per questo motivo che il percorso espositivo della 31a edizione del festival di fotografia più longevo d’Italia si sposta dai palazzi storici e gli edifici del centro nelle scuole elementari e medie del piccolo paese romagnolo.

Sotto il titolo generale Asinelli solitari (citazione da Il caos di Pier Paolo Pasolini), dal 9 all’11 settembre – e poi nei weekend del 17-18 settembre e 1-2 ottobre – ogni mostra è associata a una materia scolastica diversa.

Tra i nomi di spicco di quest’edizione c’è Lee Miller, in questo caso insegnante di educazione civica grazie alle sue corrispondenze di guerra e ritratti d’autore che saranno esposti nell’Istituto comprensivo Giulio Cesare (via Galvani, 2) insieme alle foto di Gunner Stahl, ritrattista-principe della scena hip hop americana per la lezione di musica, e i lavori Jim Goldberg o Duane Michals – per la letteratura – con le loro opere che combinano in forma originale fotografia e scrittura.

Michele Sibiloni – Nsenene

È però nella Scuola primaria Dante Alighieri che si trova il corpus di mostre più ampio: per le scienze c’è Morire di classe, storico fotolibro con cui Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin hanno dato slancio alla campagna di Franco Basaglia per la chiusura dei manicomi; si va a lezione di matematica con il fotografo inglese Stephen Gill e al suo A Series of Disappointments, ironica riflessione sul potere dei numeri nelle vite degli scommettitori londinesi; la fisica è, invece, dedicata ai buchi neri e ai neutrini ripresi dagli strumenti di osservazione indagati dal newyorkese Stanley Greenberg con Telescopes e Time Machines; proiezione video nell’ora di biologia con Nsenene di Michele Sibiloni, reportage sulla caccia alle cavallette in Uganda; e si ripassa la geografia con In Almost Every Picture #2 di Erik Kessels, racconto di lunghissimi viaggi in taxi verso le mete turistiche europee. Non meno importante, la lezione di religione con Terremoto Santo di Bárbara Wagner & Benjamin de Burca, indagine sulla potente comunità evangelica brasiliana. La mostra di storia è, invece, una collettiva che ripercorre gli avvenimenti degli ultimi vent’anni, dall’attacco alle Twin Towers in poi, attraverso immagini di diverse agenzie (fra le altre Associated Press, Magnum Photos, Reuters). Infine educazione fisica con una selezione di fotofinish olimpici.

Tra gli spazi storici del SI Fest torna invece l’ex Consorzio di Bonifica (via Garibaldi, 45) con tre progetti: Taliban di Thomas Dworzak che raccoglie alcuni ritratti privati degli studenti-guerrieri afgani; The Yoshida Dormitory di Kanta Nomura sul più antico studentato universitario giapponese, a lungo autogestito e poi abbandonato al suo destino; In Early Works di Ivars Gravlejs che porta in mostra il suo eccentrico fotodiario scolastico, assemblato nella Lettonia post-comunista degli anni Novanta.

Ivars Gravlejs – Early Works

Sempre nell’ex Consorzio i tre fotografi che nel 2021 hanno vinto i concorsi legati al SI FEST: Andrea de Franciscis (Premio “Marco Pesaresi”) con Delhirium, reportage da una delle città più contraddittorie del pianeta, Nuova Delhi; Luca Meola (Premio Portfolio “Werther Colonna”) che racconta la storia di Cracolândia, enorme piazza di spaccio nel cuore di San Paolo, in Brasile; Ilaria Sagaria (Premio Portfolio Italia – Gran Premio Fujifilm) che in Piena di grazia celebra il corpo femminile, combattuto fra tormento ed estasi.

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